Regolamento regionale 17 dicembre 1984, n. 8 (BUR n. 59/1984)
Regolamento regionale 17 dicembre 1984, n. 8 (BUR n. 59/1984) [sommario] [RTF]
DETERMINAZIONE
DEGLI STANDARDS RELATIVI AI SERVIZI SOCIALI PUNTI 1, 2 E 3
DELL’ARTICOLO 23 DELLA LEGGE REGIONALE 15 DICEMBRE 1982, n. 55
“ NORME PER L’ESERCIZIO DELLE FUNZIONI IN MATERIA DI
ASSISTENZA SOCIALE ”. (1)
La regione Veneto, in attuazione della
legge regionale 15 dicembre 1982, n. 55 ,
concernente “ Norme per l’esercizio delle funzioni in materia
di assistenza sociale ”, approva, nel testo allegato, il
regolamento per la determinazione degli standards relativi ai servizi
sociali di cui all’
art. 23 della medesima legge regionale.
ALLEGATO al provvedimento consiliare n. 8 del 17 dicembre (
2) 1984 relativo a:
Determinazione degli standards relativi ai servizi sociali, punti 1, 2 e
3 dell’art. 23 della
legge regionale 15 dicembre 1982, n. 55 ,
“ Norme per l’esercizio delle funzioni in materia di
assistenza sociale ”.
SOMMARIO
A) Età evolutiva
1.1 Centro o servizio di pronta accoglienza
1.2 Gruppo di famiglia
1.3 Comunità alloggio
1.4 Comunità terapeutica
1.5 Centro educativo occupazionale diurno
1.6 Centro sociale giovanile
1.7 Istituto educativo assistenziale
1.8 Centri per soggiorni di vacanza
2. Organizzazione e gestione della struttura educativa assistenziale per
minori
2.1 Regolamento di funzionamento e prescrizioni di massima
2.2 Il personale
2.3 Responsabile della struttura
2.4 Vigilanza socio-assistenziale
2.5 Assistenza sanitaria e vigilanza igienico-sanitaria
2.6 Determinazione delle rette
2.7 Condizioni e modalità di sostegno economico agli affidatari
B) Età adulta
1. Indirizzi generali
1.1. Anziani
1.2. Finalità
1.3. Servizi socio-culturali
1.4. Servizi residenziali
2. Politica dei servizi
3. Corsi di preparazione al pensionamento
4. Declaratoria delle mansioni
5. Standard strutturali dei servizi residenziali per anziani
5.a Casa per anziani autosufficienti
5.b Casa per anziani non autosufficienti
5.c Casa albergo
5.d Centro diurno
5.e Disposizioni tecniche particolari per i servizi residenziali per
anziani e per il Centro diurno
6. Standard organizzativi dei servizi residenziali per anziani e del
Centro diurno
6.a Standard organizzativi della casa per anziani
6.b Standard organizzativi della casa per anziani non autosufficienti
6.c Standard organizzativi del Centro diurno
C) Servizi e interventi territoriali rivolti alla famiglia o al singolo
C/1 Integrazione con il sanitario
C/2 Organizzazione
C/3 Flessibilità
C/4 Temporaneità
C/5 Complementarità
C/6 Dinamica del servizio
C/7 Volontariato e vicinato
2. Standard organizzativi dei servizi e interventi
3. Interventi di integrazione economica
4. Interventi per l’abilità degli alloggi
D) Bisogno sociale e territorio
D/1 Rapporto struttura-popolazione
D/2 Rapporto strutture residenziali per anziani/popolazione
D/3 Modalità di analisi
E) Deroghe
A) ETÀ EVOLUTIVA
1.1. Centro o servizio di pronta accoglienza
Definizione e caratteristiche
Il centro o servizio di pronta accoglienza ha la funzione di sopperire
con tempestività a situazioni di emergenza che si caratterizzano per
un bisogno immediato e temporaneo di ospitalità, mantenimento e
protezione.
E' funzionalmente collegato con tutte le strutture sociali e sanitarie
esistenti sul territorio e deve consentire, con la risposta immediata
alla situazione di emergenza, una valutazione della problematica generale
dell’utente e l’individuazione delle risposte più
adeguate e risolutive della sua situazione.
Il centro o servizio di pronta accoglienza si struttura sia in una
disponibilità di posti all’interno delle altre strutture
socio-assistenziali con cui è collegato, sia in a sezione apposita
inserita in altra struttura.
Sono momenti del servizio:
- l’accoglimento d' urgenza;
- l’analisi del caso;
- il superamento della fase acuta del problema;
- la dimissione o lo smistamento eventuale ed altri servizi.
Il centro o servizio di pronta accoglienza è una struttura che, in
rapporto alle competenze di cui all’art. 6 della
legge regionale n.
55/1982 , ai rischi presenti nella area e alle esigenze di
economicità di gestione, può avere bacino di utenza comunale,
di ULSS, o interzonale. (
3)
La permanenza degli ospiti nella struttura non dovrà superare, di
norma, il tempo strettamente necessario per gli accertamenti del caso e
per il reperimento delle soluzioni più opportune (massimo 2 mesi).
Destinatari
Il centro o servizio di pronta accoglienza è destinato a soggetti in
situazione di emergenza per cause diverse.
Il regolamento di funzionamento del centro o servizio determina le
tipologie e le modalità di ammissione.
Personale
Il funzionamento del centro di pronta accoglienza è coordinato dal
responsabile della struttura in cui è inserito ed è assicurato
da almeno un addetto.
Il personale può essere adibito alla struttura anche a tempo
parziale.
La struttura si avvale, per l’analisi e la verifica del caso e per
lo smistamento, delle specifiche équipes del territorio.
1.2. Gruppo-famiglia
Definizione e caratteristiche
Il gruppo-famiglia è una struttura educativo-assistenziale destinata
ad assicurare al minore privo di ambiente familiare idoneo,
temporaneamente o non, il mantenimento, l’educazione,
l’istruzione, secondo le indicazioni dell’autorità
affidante.
Si caratterizza come modello e punto di riferimento per la ricostruzione
di rapporti affettivi parentali e in situazioni di carenza o di
disgregazione del nucleo familiare.
Per assolvere al proprio compito la struttura dovrà avere pertanto
dimensioni e caratteristiche funzionali e organizzative orientate al
modello relazionale della famiglia.
Il gruppo, costituito da 2 educatori, preferibilmente di ambo i sessi e
idonei ad assumere ruoli parentali e, al massimo, da 4-5 minori,
risiederà in una normale abitazione civile, avvalendosi di tutti i
servizi e presidi presenti nel territorio.
Il gruppo-famiglia, quale struttura con finalità tutelare, si
realizza nell'ambito della disciplina dell’affidamento familiare di
cui alla legge n. 184/1983.
Destinatari
Il gruppo-famiglia è destinato ai minori in situazione di carenza
familiare.
Personale
Il personale deve essere composto preferibilmente da una coppia di
coniugi o da due educatori di ambo i sessi.
L’attività degli operatori deve essere libera da ogni rapporto
di lavoro dipendente con l’ente affidatario. Si applicano, in
quanto compatibili le norme previste per l’affidamento familiare.
1.3. Comunità-alloggio
Definizione e caratteristiche
La comunità-alloggio è una struttura educativo-assistenziale
con il compito di sostituire anche temporaneamente il nucleo familiare,
qualora questo sia impossibilitato o incapace ad assolvere al proprio
compito.
La comunità-alloggio ha la funzione di consentire nei soggetti una
maturazione psicologica, relazionale e sociale, in vista del loro
reinserimento in famiglia, facendosi carico, nel contempo, della
protezione, della salvaguardia, nonché degli adempimenti connessi
alla particolare condizione e stato giuridico dell’affidato.
Le modalità organizzative ed educative nella comunità-alloggio
dovranno mirare al coinvolgimento globale della persona in un progetto di
vita e alla convivenza comunitaria.
Ha un bacino di utenza interdistrettuale e può accogliere soggetti
provenienti da comuni circostanti.
Può ospitare, compatibilmente con la capacità alloggiativa,
fino a un numero massimo di 8 soggetti, possibilmente omogenei per classe
di età e problematiche.
Si applicano, in quanto compatibili, le norme previste per
l’affidamento familiare.
Destinatari
E' destinata, di norma, a soggetti in difficoltà relazionali con la
famiglia.
Personale
Nella comunità-alloggio il rapporto educatori-ospiti è di 1 a
2, fino al rapporto massimo da 1 a 4, in relazione all’età e
alle caratteristiche degli ospiti.
Per gli interventi specialistici si fa riferimento ai servizi
territoriali.
1.4. Comunità terapeutica
Definizione e caratteristiche
La comunità terapeutica è una struttura residenziale e
semiresidenziale con compiti terapeutico-rieducativi finalizzati al
reinserimento dell’ospite nella società.
Si caratterizza come una microsocietà ove la vita comunitaria e le
conseguenti dinamiche di gruppo vengono utilizzate per la comprensione e
la modifica del comportamento individuale e per lo sviluppo di un
personale progetto di vita. La vita di gruppo all’interno della
struttura, comporta, pertanto:
- la condivisione dei momenti più significativi della vita
quotidiana;
- la possibilità di nuove esperienze occupazionali, di lavoro, di
vita, nel rispetto delle inclinazioni originali di ciascuno;
- la circolazione di affetti e la messa in comune di conflitti, tensioni
e difficoltà.
Il regolamento interno stabilisce le modalità di funzionamento della
struttura e in particolare:
- i criteri di ammissione;
- la metodologia degli interventi;
- la valutazione e verifica dei piani di trattamento;
- i rapporti durante la fase del reinserimento sociale;
- i criteri per la dimissione.
La comunità terapeutica ha di norma un bacino di utenza interzonale.
Destinatari
La comunità terapeutica è destinata a soggetti di ambo i sessi
con disturbi relazionali, psichici e del comportamento, che necessitano
di terapia psico-sociale di gruppo.
Gli ospiti non possono essere più di 15-20 per ciascun gruppo che
può essere costituito per omogeneità di disturbi e/o percorsi
terapeutici.
Personale
Nella comunità terapeutica il rapporto operatori terapisti e ospiti
è di 1 a 3.
E' previsto il direttore-coordinatore della comunità e un
supervisore per la consulenza.
Inoltre, altre figure professionali quali l’analista, il maestro d'
arte ecc..., possono essere a rapporto libero-professionale.
1.5. Centro educativo-occupazionale diurno
Definizione e caratteristiche
Il centro educativo-occupazionale è una struttura territoriale, a
carattere diurno, che ha la funzione di favorire negli ospiti, con
specifiche attività e programmi:
- il mantenimento e lo sviluppo dell’autonomia personale;
- relazioni interpersonali e sociali con l’ambiente;
- il conseguimento di capacità lavorative e la
professionalizzazione, in rapporto alle potenzialità e attitudini
individuali.
Ha bacino di utenza interdistrettuale ed è inserito nel contesto dei
servizi educativi, formativi, socio-sanitari e riabilitativi del
territorio, con i quali è funzionalmente collegato.
La capacità ricettiva massima è di 30 ospiti, organizzati in
gruppi di non più di 10.
Nel centro educativo-occupazionale è previsto il servizio mensa.
A favore degli ospiti è stipulata idonea assicurazione al fine di
coprire i rischi da infortuni subiti o provocati a terzi
nell’espletamento dell’attività del centro.
Destinatari
Il centro educativo-occupazionale diurno è destinato a disabili
gravi e gravissimi, in età post-scolare, residenti nell’area
di pertinenza della struttura.
Personale
Il personale addetto alla funzione educativo-occupazionale deve essere in
possesso dei titoli di scuola media superiore, costituisce titolo
preferenziale il possesso di qualifica professionale conseguita con
appositi corsi, riconosciuti dallo Stato o dalla Regione.
Il personale addetto alla funzione didattico-pratico-manuale, in assenza
del titolo di studio o professionali suddetti, deve possedere idonea,
documentata professionalità nella materia oggetto
dell’attività.
Costituisce titolo preferenziale l’iscrizione alla Camera di
Commercio, settore industria, artigianato, agricoltura.
Nell’organico del personale deve essere prevista la figura di un
coordinatore per ogni gruppo di ospiti e, complessivamente, di un
operatore ogni 3 ospiti.
1.6. Centro sociale giovanile
Definizione e caratteristiche
Il centro sociale giovanile è una struttura territoriale, a
dimensione comunale o circoscrizionale, centro di attività e servizi
socio-educativi, culturali, ricreativi, sportivi.
Ha la funzione di prevenire e contrastare processi di esclusione dei
giovani dall’ambiente residenza; di favorire la vita di relazione e
associativa; di promuoverne la partecipazione attiva in programmi e
interventi sociali in loro favore.
Il centro sociale giovanile è una struttura aperta e flessibile
rispetto agli utenti e alle istanze locali.
Opera essenzialmente attraverso attività programmate, raccordate con
i programmi e le attività di altri servizi e strutture educative,
sociali, culturali, ricreative esistenti nel territorio.
I programmi delle attività, saranno inoltre, opportunamente
divulgati.
Il regolamento interno del centro sociale giovanile deve stabilire le
modalità di funzionamento e in particolare:
- i criteri per l’accesso e l’uso della struttura da parte di
singoli utenti, di gruppi e di associazioni;
- le forme e i momenti di partecipazione degli utenti alla determinazione
del programma e del calendario delle attività del centro;
- le modalità di collegamento con gli altri servizi e strutture
educative, sociali, culturali e ricreative del territorio;
- le modalità di partecipazione delle famiglie e delle formazioni
sociali nella determinazione degli indirizzi programmatici e
organizzativi.
Destinatari
Il centro sociale giovanile è rivolto ai giovani, di ambo i sessi,
residenti nell’area di pertinenza.
Personale
Il personale operante nel centro sociale giovanile sarà adeguato
all’attività svolta e alla tipologia degli utenti.
Il rapporto operatori-utenti è di 1:15.
Per ogni attività realizzata nel centro deve essere assicurata la
presenza di un responsabile adulto.
1.7. Istituto educativo-assistenziale
Definizione e caratteristiche
Con il termine di istituto educativo-assistenziale per minori si indica
una struttura a carattere residenziale o diurno-feriale, con funzioni di:
- accoglienza e pronta accoglienza;
- mantenimento;
- vigilanza e custodia (tutela);
- educazione;
- istruzione.
I soggetti sono affidati con delibera determinazione dei genitori -
tutori - oppure con provvedimento esecutivo del giudice tutelare o del
tribunale per i minorenni.
L’istituto educativo-assistenziale garantisce al minore, per il
quale non sia possibile un conveniente affidamento familiare o a un
gruppo famiglia oppure a una comunità alloggio, la sicurezza, la
crescita e lo sviluppo psico-affettivo e sociale, in vista del suo
inserimento in famiglia e nella società.
L’istituto educativo-assistenziale è una struttura con bacino
d' utenza multizonale.
La capacità ricettiva non dovrà essere superiore a 50 posti
letto.
Negli istituti esistenti di più ampie dimensioni, dovrà essere
avviata una idonea ristrutturazione e riorganizzazione per realizzare
sezioni di pronta accoglienza, gruppi famiglia e comunità alloggio.
L’ubicazione e la struttura edilizia dell’istituto dovranno
garantire lo svolgimento della vita comunitaria all’interno e di
relazione con l’esterno, in armonia con le esigenze
dell’età evolutiva.
Dovranno essere presenti appositi spazi attrezzati per il soggiorno,
l’alimentazione, il riposo, lo studio, la ricreazione, nonché
per adeguati servizi generali.
Gli istituti educativo-assistenziali, qualora accolgano minori disabili,
devono garantire le prestazioni e i sussidi necessari al trattamento del
caso e all’inserimento sociale di tali ospiti.
Al fine dell’integrazione con l’ambiente sociale circostante,
sarà assicurato agli ospiti l’utilizzo di strutture
scolastiche, sportive, ricreative, sanitarie e ogni altro servizio del
territorio.
Destinatari
Nell’istituto educativo-assistenziale trovano temporanea
ospitalità i minori, adolescenti, privi di ambiente familiare
idoneo.
Gli istituti accolgono minori di ambo i sessi.
Di norma i minori devono provenire dalla zona circostante ove ha sede
l’istituto, salvo diversa prescrizione stabilita
dall’autorità affidante.
Eventuali menomazioni fisiche e psichiche del minore non possono
costituire causa di esclusione.
Personale
L’organico degli istituti educativo-assistenziali specifici per
minori dovrà garantire 2 addetti alla funzione educativa per ogni
gruppo costituito da 12-15 minori.
Nelle strutture a destinazione mista, per minori normodotati e disabili,
i gruppi avranno dimensioni ridotte opportunamente in relazione alla
consistenza, tipologia e gravità della menomazione e alla
metodologia educativa e rieducativa adottata.
Nelle strutture destinate a minori disabili la funzione educativa è
garantita da un addetto ogni 4 ospiti.
Standard strutturali
Agli istituti educativo-assistenziali a carattere residenziale, destinati
a soggetti disabili gravi e gravissimi, si applicano le prescrizioni
previste per le strutture residenziali per anziani non autosufficienti.
1.8. Centri per soggiorni di vacanza
Definizione e caratteristiche
I centri per soggiorni di vacanza di minori sono strutture comunitarie
comprendenti:
a) le colonie o case di vacanza;
b) i campeggi;
c) i centri ricreativi a carattere stagionale e diurno.
E' compito dei centri di vacanza educare il minore alla vita di
comunità, favorirne lo sviluppo e l’espressione delle
capacità creative, la conoscenza e il rispetto dell’ambiente,
integrando il ruolo formativo della famiglia e della scuola.
I programmi di attività e il regolamento di funzionamento devono
prevedere adeguate forme di svago e culturali; una organizzazione
improntata all’autodisciplina comunitaria anche attraverso la
formazione di gruppi e l’autogestione di attività o servizi.
Il regolamento di funzionamento deve altresì prevedere forme di
partecipazione e controllo, da parte delle famiglie, nella gestione del
soggiorno.
Le strutture per soggiorni di vacanza con pernottamento non possono
ospitare più di 80 minori.
Sono consentite più sezioni organizzativamente autonome sino a 80
minori ciascuna nell’ambito dello stesso complesso.
La struttura dovrà disporre di spazi distinti e attrezzati per
l’attività comunitaria, l’alimentazione, il riposo,
nonché per i servizi generali.
E' d' obbligo la dotazione di appositi locali attrezzati a infermeria e
dell’attrezzatura di pronto soccorso.
Per i centri di vacanza con pernottamento realizzati con tende possono
essere previsti, a cura del competente settore sanitario della U.L.S.S.,
differenti standards rispetto alle strutture,
all’approvvigionamento idrico, ai servizi igienici, al sistema di
smaltimento dei rifiuti solidi e liquidi, al servizio di pronto soccorso.
La Giunta regionale stabilisce annualmente con apposita circolare, le
procedure e le modalità per il rilascio dell’autorizzazione al
funzionamento di centri per soggiorni di vacanza a carattere stagionale:
colonie, case di vacanze, campeggi.
Destinatari
I centri per soggiorni di vacanze sono destinati ai minori di ambo i
sessi.
Eventuali menomazioni fisiche e psichiche del minore non possono
costituire causa di esclusione.
Personale
L’organico del personale educativo dovrà essere tale da
assicurare le presenza di almeno una persona per gruppo di 15-20 minori.
2.1. Il regolamento di funzionamento e prescrizioni di massima
L’ente gestore di strutture educativo-assistenziali per minori, con
esclusione dei centri per i soggiorni di vacanza, è tenuto a
predisporre un apposito regolamento per il funzionamento della strutture,
in relazione alle proprie finalità statutarie e sulla base dei
seguenti criteri generali:
a) hanno titolo all’ammissione nella struttura i minori di ambo i
sessi in difficoltà familiari e personali residenti nel bacino di
utenza della struttura, a prescindere da disabilità psico-fisiche;
b) l’ammissione e la dimissione devono essere opportunamente e
adeguatamente preparate con la famiglia, l’équipe distrettuale
di residenza del minore e l’autorità affidante.
Le ammissioni, comportanti il pagamento di una retta di ricovero da parte
del Comune o dell’U.L.S.S., devono essere disciplinate mediante
stipula di apposita convenzione tra l’ente gestore del servizio e
il comune o l’U.L.S.S., secondo competenza;
c) finalità e metodi educativi devono essere incentrati sul rispetto
dei diritti del soggetto-ospite; sulla promozione dello sviluppo della
personalità e della socializzazione; su un rapporto educativo il
più possibile individualizzato e attento agli aspetti affettivi;
d) devono essere agevolati i rapporti tra il soggetto-ospite e i genitori
e favorito il reinserimento nella famiglia di origine, salvo
controindicazioni e diversa determinazione dell’autorità
affidante;
e) l’organizzazione della vita all’interno della struttura
dovrà essere orientata al modello del gruppo guidato,
all’educazione del comportamento sociale, all’autodisciplina;
f) deve essere agevolato l’inserimento degli ospiti
nell’ambiente urbano-sociale del luogo attraverso l’uso di
servizi, infrastrutture, risorse esistenti nel territorio e
l’agibilità di quelle di pertinenza della struttura da parte
della popolazione del luogo.
E' necessario, pertanto, che le strutture educativo-assistenziali e i
regolamenti di funzionamento si adeguino alle seguenti prescrizioni
generali:
1) avere come riferimento gli ambiti territoriali di pertinenza,
limitando l’ammissione alla sola popolazione residente. In ogni
caso l’utenza dovrà provenire da un ambito territoriale tale
da consentire frequenti rapporti con l’ambiente di provenienza;
2) utilizzare i servizi socio-sanitari e scolastici territoriali;
3) privilegiare le forme semiresidenziali e diurne;
4) favorire l’informazione;
5) garantire al personale e ai soggetti ospiti in strutture residenziali
la possibilità di assistenza religiosa, nel rispetto delle scelte
dei singoli o della famiglia dei minori;
6) tenere e aggiornare la documentazione relativa ai soggetti ospiti:
- le schede e il fascicolo personale socio-sanitario;
- il registro delle presenze;
7) trasmettere semestralmente al giudice tutelare del luogo,
l’elenco dei minori ai sensi dell’art. 9 della legge 4 maggio
1983, n. 184;
8) organizzare la struttura in modo da permettere l’utilizzo da
parte degli ospiti, di spazi individuali e collettivi e precisamente:
- zone notte costituite da camerette adeguate, massimo 4 posti letto,
dotate di attrezzature sufficienti, al fine di consentire a ognuno di
avere uno spazio personale;
- zone pranzo e soggiorno con spazi per attività di gruppo e
individuali;
- cucina e dispensa adeguate alla capacità recettiva;
- servizi igienici rispondenti agli standards di una civile abitazione;
- infermeria;
- spazi all’aperto;
9) garantire la partecipazione delle famiglie alla formazione degli
indirizzi pedagogici, programmatici e organizzativi e favorire
l’interscambio con le realtà sociali presenti nel territorio;
10) chiedere agli ospiti la collaborazione nel disbrigo delle faccende
domestiche solo se l’impegno nei lavori sia adeguato alle loro
forze, abbia scopo educativo e sia simile a quello in uso nella famiglia;
11) coinvolgere, pur nella diversità dei ruoli, tutto il personale
in servizio, nel programma educativo e nella gestione delle
attività;
12) stipulare in favore degli ospiti, del personale e dei volontari
apposita e adeguata assicurazione che tenga conto delle caratteristiche
soggettive degli ospiti.
2.2 Il personale
Ogni struttura educativo-assistenziale dovrà essere dotata di una
propria pianta organica.
Il personale addetto si distingue in due categorie:
- personale addetto alla funzione educativa;
- personale addetto ai servizi, amministrativi e ausiliari.
Il personale addetto alla funzione educativa, deve essere in possesso di
diploma di scuola media superiore o di qualifica professionale conseguita
con appositi corsi, riconosciuti dallo Stato o dalla Regione o, in
carenza, attraverso la partecipazione a corsi di formazione o di
aggiornamento per educatori, animatori, terapisti e altra qualifica,
realizzati preferibilmente da ente pubblico.
Al personale già in servizio e privo dei titoli suddetti dovrà
richiedersi il possesso di un curriculum professionale tale, da garantire
il raggiungimento delle finalità del servizio.
Al personale addetto alla funzione educativa saranno garantiti momenti di
formazione, aggiornamento generale e specifico nelle sedi di lavoro ed
esterne.
E' assicurato:
- l’apporto di psicologi, psicopedagogisti e altri tecnici, anche
esterni;
- la possibilità di avvalersi dell’équipe del distretto e
specialistiche per la predisposizione e gestione del progetto educativo;
- la stabilità di rapporto con il gruppo di minori e con le loro
famiglie, in coerenza con le finalità del progetto educativo
individualizzato.
L’attività del personale, per il quale non operino norme
contrattuali collettive di lavoro, deve essere regolata, giornalmente,
con orari di lavoro e turni di riposo.
E' auspicabile l’impiego del volontariato in tutte le strutture
educativo-assistenziali, purché ne sia garantita la corretta
motivazione, la preparazione professionale, la continuità
dell’impiego.
Per l’attività di animazione può essere utilizzato, oltre
al volontariato, il tirocinio professionale.
2.3. Il responsabile della struttura
A ogni struttura educativo-assistenziale è preposto un responsabile.
Spetta al responsabile, preposto alla struttura:
a) assicurare il mantenimento, l’educazione, l’istruzione di
ogni minore affidato, tenuto conto delle indicazioni della famiglia, del
servizio locale, delle prescrizioni eventualmente stabilite
dell’autorità affidante;
b) agevolare i rapporti tra minore ospitato e genitori e favorirne il
reinserimento nella famiglia di origine;
c) predisporre, dopo un adeguato periodo di osservazione e valutazione
del caso, un progetto educativo individualizzato, in accordo con la
famiglia, il servizio locale e tenuto conto delle indicazioni del
provvedimento di affidamento;
d) tenere la cartella personale psico-sociale sanitaria di ogni minore
ospitato, continuamente aggiornata a cura degli operatori della
struttura;
e) tenere il registro giornaliero delle presenze degli ospiti;
f) trasmettere semestralmente al giudice tutelare del luogo ove ha sede
la struttura residenziale, l’elenco di tutti i minori ricoverati
con l’indicazione, per ciascuno di essi, della località di
residenza dei genitori, dei rapporti con la famiglia e delle condizioni
psicofisiche del minore;
g) concordare l’ammissione e le dimissioni del minore con la
famiglia, l’équipe del distretto o del comune, e con
l’autorità affidante.
Il responsabile preposto alle strutture educativo-assistenziali deve
essere in possesso anche dei requisiti richiesti per il personale addetto
alla funzione educativa.
In tutte le strutture l’attività di direzione dovrà
informarsi ai metodi di lavoro di gruppo, che assicurino la
partecipazione del personale al programma educativo.
2.4. Vigilanza socio-assistenziale
Richiamato il disposto dell’art. 6 della
legge regionale n. 55/1982 e
dall’art. 10 della
legge regionale n. 13/1980 (
4) , i comuni singoli e associati, nel
rispetto dell’autonomia giuridica e amministrativa della singola
istituzione operante nel settore socio-assistenziale, esrcitano la
vigilanza sulle strutture gestite da enti e istituzioni pubbliche e
private e coordinano le attività delle strutture convenzionate.
La vigilanza viene esercitata anche attraverso periodiche ispezioni,
finalizzate all’accertamento:
- della corrispondenza ai principi stabiliti dalla vigente normativa per
la salvaguardia dei diritti della persona e delle libertà
fondamentali, per la protezione, la tutela e la cura degli ospiti;
- dell’osservanza degli adempimenti previsti dalla normativa
statale e regionale in materia di assistenza sociale;
- del rispetto degli standards organizzativi e gestionali della struttura
e delle convenzioni in atto.
Il sindaco o il presidente dell’U.L.S.S., qualora
nell’esercizio dell’attività ispettiva vengano a rilievo
condotte pregiudizievoli per i diritti e le libertà fondamentali
degli ospiti, darà informazione tempestiva dei fatti al pretore del
luogo e alla Giunta regionale, per i provvedimenti di competenza.
Dell’attività di vigilanza nonché delle risultanze delle
visite ispettive effettuate, viene trasmessa relazione al dipartimento
assistenza sociale della Regione e al responsabile della struttura.
2.5. Assistenza sanitaria e vigilanza igienico-sanitaria
L’assistenza sanitaria agli ospiti delle strutture
educativo-assistenziale è garantita dall’U.L.S.S. ove ha sede
la struttura, secondo le modalità stabilite dalla vigente normativa
in materia.
La vigilanza igienica e sanitaria sulle strutture socio-assistenziali
è esercitata dall’U.L.S.S. ove ha sede la struttura, secondo
le modalità stabilite dalla vigente normativa.
Nelle strutture educativo-assistenziali è d' obbligo la dotazione
dell’apposita attrezzatura di pronto soccorso.
2.6. Determinazione delle rette
La retta è determinata con apposita deliberazione o atto da parte di
ciascuna struttura pubblica o privata e deve comprendere:
a) la spesa del personale comunque adibito anche a orario parziale,
compresi gli oneri riflessi;
b) gli acquisti di beni e servizi;
c) le manutenzioni ordinarie.
Tra le entrate vanno iscritte anche le risorse derivanti
dall’utilizzo dei beni patrimoniali, che devono essere finalizzate
al raggiungimento degli obiettivi previsti dai singoli statuti o
regolamenti.
Deve essere prevista anche la partecipazione economica degli utenti al
pagamento della retta per il servizio reso.
A tal fine ogni anno le strutture interessate devono inviare
all’U.L.S.S. o al comune interessati, entro il 31 marzo, una
relazione sull’attività svolta, il conto consuntivo
dell’esercizio precedente nonché il programma e il bilancio
per il nuovo esercizio finanziario con l’indicazione del costo
della retta.
In ogni caso il costo mensile della retta di un ospite non potrà
superare l’importo di due pensioni minime INPS per lavoratori
dipendenti.
Per gli ospiti con particolari problematiche può essere elevato fino
all’importo corrispondente a tre pensioni minime INPS per
lavoratori dipendenti.
Gli importi di cui sopra possono essere maggiorati fino a un massimo del
30 per cento, nei casi di pronta accoglienza o di affidamento temporaneo
di durata non superiore a tre mesi e qualora vengano documentate
differenziali spese vive di mantenimento, cura, educazione.
Se il ricoverato e/o i genitori sono provvisti di reddito patrimoniale
e/o da lavoro, si determina la quota di tale reddito che può essere
utilizzato per il pagamento della retta e si sottrae alla retta
concordata.
Il comune o l’U.L.S.S. pagheranno in tal modo solo la differenza.
Al riguardo va precisato che, in caso di rifiuto degli interessati, il
comune o l’U.L.S.S. devono segnalare il caso alla magistratura.
2.7. Condizioni e modalità di sostegno economico agli affidatari
I comuni o le UU.LL.SS.SS., secondo le competenze gestionali di cui
all’art. 6 della
legge regionale n. 55/1982 e secondo le
intese intervenute nella prima conferenza dei sindaci di cui
all’art. 9 della medesima legge n. 184/1983, possono assegnare
mensilmente alle persone singole, alle famiglie e gruppi-famiglia che
hanno minori in affidamento, per ogni minore affidato e per tutto il
periodo di durata dell’affidamento, una somma pari
all’ammontare della pensione minima INPS per lavoratori dipendenti.
Detta somma è diminuita dell’importo pari agli assegni
familiari, agli assegni assistenziali, ai trattamenti previdenziali e/o
altro reddito relativi al minore e di cui l’affidatario detenga la
disponibilità.
La somma è aumentata del 50 per cento nei casi di pronta accoglienza
solo per minori e qualora l’affidatario documenti notevoli spese
vive di mantenimento, cura, educazione del minore.
B) ETÀ ADULTA
Indirizzi generali
L’età adulta ha inizio dal 19.mo anno di età e comprende
l’età anziana: il criterio in base al quale vengono erogati
gli interventi socio-assistenziali è la condizione di bisogno o di
disagio della persona.
Si applicano all’età adulta, per le specifiche realizzazioni
sul territorio, le disposizioni e le indicazioni relative alle strutture
educativo assistenziali per l’età evolutiva, a eccezione di
quelle riguardanti il gruppo famiglia.
Le prescrizioni relative a strutture e servizi, che vengono previsti
specificatamente per gli anziani, operano anche per le medesime strutture
e servizi destinati a soggetti in età adulta.
1.1 Anziani
Nell’affrontare la problematica sociale delle persone anziane,
è opportuno muovere da alcune acquisizioni culturali che consentono
di evitare errori tradizionali e di imboccare una strada di effettiva
innovazione.
A) Questione preliminare da chiarire è quella relativa ai isogni
specifici degli anziani. Va cioè chiarito e superato
l’equivoco che identifica gli anziani con delle persone bisognose
(indigenti), prefigurando quindi unicamente una politica sociale di tipo
assistenziale a favore di bisognosi. La politica sociale deve prevedere
degli interventi - i servizi sociali - a favore degli specifici bisogni
degli anziani. Tuttavia ciò non significa ignorare che, di fatto,
come conseguenza della dinamica sociale generale, una fascia di persone
anziane si presenta in condizioni di svantaggio ed è quindi
bisognosa, oltre che di servizi sociali, di assistenza.
B) L’organizzazione dei servizi sociali per i bisogni degli anziani
- ivi compresi dunque gli anziani bisognosi - è un dovere che
compete all’amministrazione pubblica e che va realizzato,
predisponendo per le persone anziane quanto le risorse consentono di
approntare e mettendo l’anziano stesso nella condizione di poter
scegliere ciò che meglio si addice ai bisogni che via via si
manifestano.
C) Si riconosce che la politica sociale deve avere un carattere globale.
E' però necessario evitare che l’inserimento del problema
degli anziani nel contesto generale dei servizi sociali e
dell’assistenza si traduca in uno svantaggio effettivo per
l’anziano rispetto ad altri soggetti. Infatti, se non si tengono
presenti le necessità proprie della persona anziana e non si
prevedono e si realizzano interventi differenziati e specializzati, si
finisce col produrre di fatto ciò che non si vuole in teoria,
cioè la discriminazione dell’anziano rispetto ad altre
categorie, per vari motivi privilegiate.
D) Il concetto stesso di “ anziano ” necessita di una
chiarificazione per non incorrere di nuovo nel rischio della
indeterminatezza o degli equivoci circa i diritti e i doveri sia da parte
di chi chiede un intervento sia da parte di chi è chiamato a
intervenire.
Comunemente è considerata “ anziana ” la persona
più avanti negli anni e, di conseguenza, la più esperta.
Ma in riferimento alla legge sui servizi sociali, è convenzione
internazionale considerare anziana la persona che ha raggiunto
l’età del “ pensionamento obbligatorio ”. Si deve,
inoltre, comprendere fra gli “ anziani ” la persona che si
trova in una condizione specifica, contrassegnata da particolari bisogni
e vari rischi, in riferimento all’isolamento sociale,
all’insufficienza dei mezzi di sussistenza e alla possibile
involuzione psico-fisica.
E) Per poter promuovere un effettivo rispetto della persona anziana nella
sua realtà, i servizi sociali devono essere costituiti da interventi
sia di prevenzione che di riabilitazione e sostegno. Si precisa tuttavia
che la legislazione e la gestione politica in generale -
nell’economia, nell’urbanistica, nella cultura - devono
costituire il primo e reale strumento di prevenzione nei confronti
dell’insorgere dei bisogni degli anziani e, soprattutto, della
formazione della fascia di persone anziane bisognose. Per ciò stesso
il carattere di prevenzione che deve essere contenuto nella legislazione
sociale si situa a livelli intermedi e ha soprattutto lo scopo di
impedire l’aggravarsi delle condizioni in cui una persona si viene
a trovare.
F) Specifico carattere di prevenzione hanno i servizi socio-culturali per
gli anziani, a iniziare dagli interventi rivolti alla preparazione al
pensionamento. Questi interventi possono poi svilupparsi nell’area
della formazione permanente, sia in attività culturali, tendenti a
risolvere problemi di solitudine e a proporre nuovi campi di lavoro e
nuove relazioni, sia in forme di associazionismo.
L’associazionismo può realizzarsi anche come cooperative di
produzione dei servizi, per consentire alle persone anziane di esplicare
un' attività sociale o lavorativa adeguata all’età e
all’esperienza e, più in generale, per conservare
all’anziano la rete dei rapporti sociali.
G) L’istituzione e la gestione dei servizi per gli anziani
dovrebbero basarsi sulle seguenti fondamentali azioni propedeutiche:
- la ricerca sociale, volta a individuare le cause, la qualità, le
dimensioni e le trasformazioni dei bisogni della popolazione anziana;
- la programmazione, volta ad assicurare un' omogenea distribuzione
territoriale dei servizi rispetto ai bisogni;
- l’adozione di standards strutturali e organizzativi, che rendano
efficiente ed efficace l’organizzazione dei servizi nel territorio;
- l’adozione dei mezzi più idonei a mantenere la persona
anziana nell’ambito della propria famiglia e della comunità
locale di appartenenza;
- la partecipazione e il controllo sociale dei cittadini alla
determinazione degli obiettivi, alla programmazione e alla verifica dei
servizi;
- la preparazione professionale del personale dei servizi sociali a tutti
i livelli e per tutte le mansioni, sulla base di una conoscenza più
approfondita della loro problematica professionale, avendo presente che i
risultati che si conseguono nei servizi sono in gran parte determinati
dalle capacità del personale addetto.
H) La conoscenza approfondita delle condizioni degli anziani e dei
problemi di organizzazione e di gestione dei servizi sociali loro
destinati consente di superare il pericolo di affrontare superficialmente
tali problemi, al livello di etichette di di luoghi comuni.
1.2. Finalità
- servizi socio-culturali;
- servizi di integrazione economica dei mezzi di sussitenza;
- servizi per l’abitabilità degli alloggi;
- servizi domiciliari;
- servizi residenziali.
1.3. Servizi socio-culturali
I servizi socio-culturali sono finalizzati a prevenire
l’emarginazione, la solitudine, l’inazione delle persone
anziane, mediante attività e strumenti che concorrano a conservarne
l’operosità e le relazioni sociali.
Tali servizi sono forniti da enti e organismi, sia pubblici sia privati,
senza scopo di lucro, fra cui le cosiddette “ Università degli
anziani ”, idonei ad attivare e gestire:
a) corsi di preparazione al pensionamento, da svolgersi anche nei posti
di lavoro, secondo lo spirito e le modalità dell’educazione
permanente e dell’istruzione ricorrente;
b) corsi sistematici di aggiornamento culturale, di esercizio della
creatività, di attività di ricerca, di apprendimento dei modi
di trasmissione dell’esperienza acquisita, finalizzati
all’inserimento e reinserimento sociale, attraverso
l’adeguamento delle capacità professionali secondo la
potenzialità dei soggetti interessati e in relazione alle esigenze
nel mondo del lavoro e della società;
c) centri diurni, rispondenti ai bisogni di informazione, di cultura, di
cura della persona, di uso del tempo libero, di vita di relazione e, in
particolari situazioni, di ristorazione;
d) forme di turismo sociale o di utilizzo del tempo libero, che offrano a
tutte le persone anziane la possibilità di accedere alle
attività turistiche o di tempo libero, organizzate secondo
modalità adeguate all’autonomia degli utenti e
nell’ambito delle disponibilità finanziarie dell’ente
gestore del servizio, integrabili da possibili contributi degli utenti.
Nell’organizzazione sia delle iniziative sia delle attività di
turismo e di tempo libero deve essere assicurata la possibilità di
partecipazione attiva degli utenti. Sono pertanto servizi socio-culturali
di pertinente interesse le iniziative e le attività che, avendo come
protagonisti e gestori le stesse persone anziane, perseguono le
finalità sopra espresse, in quanto rispondono a bisogni di relazione
sociale e di arricchimento della persona. Tali iniziative e attività
si attuano attraverso forme di associazionismo (quali i clubs) che
abbiano lo scopo di organizzare e svolgere in comune attività di
svago o di lavoro. Tali associazioni possono assumere la forma di
cooperativa di produzione di servizi, per consentire ai soci di esplicare
un' attività lavorativa adeguata all’età e alle
esperienze personali.
1.4. Servizi residenziali
Gli enti erogatori dei servizi socio-assistenziali, oltre ai servizi
precedentemente definiti, pongono in atto una serie di servizi
residenziali, adeguati al grado dell’autonomia degli utenti, per
ospitare le persone che, a causa di particolari situazioni, non possano o
non intendano gestire in modo del tutto autonomo la propria esistenza,
neppure con il sostegno della famiglia e/o dei servizi territoriali.
Tali servizi sono:
a) l’“ alloggio autonomo ”, che consiste in un'
unità abitativa, singola o aggregata, destinata a persone anziane
autosufficienti, particolarmente idonea, per localizzazione, dimensione e
organizzazione interna, a consentire il mantenimento dell’autonomia
di vita dell’utente, il quale può fruire di varie forme di
sostegno mediante un collegamento con un centro erogatore di servizi.
b) la “ casa-albergo ”, costituita da un complesso di
appartamenti di dimensioni tali da consentire una gestione autonoma da
parte dei loro utenti. Essa è dotata di un servizio di portineria o
di un sistema di collegamento continuativo con un centro di servizi e
fornisce, su richiesta degli utenti, servizi di tipo comunitario.
c) la “ casa per anziani autosufficienti ”, una struttura che
offre una gamma completa di servizi di tipo comunitario, garantendo il
rispetto della personalità e del ruolo attivo di ciascun utente,
secondo le modalità prescritte dagli standard organizzativi e
gestionali.
d) la “ casa per anziani non autosufficienti ”, che, oltre ai
servizi comunitari previsti dalla precedente lettera c), garantisce agli
utenti prestazioni assistenziali-sanitarie adeguate alle loro condizioni
psichiche e fisiche, secondo le modalità prescritte dagli standards
organizzativi e gestionali.
e) le “ strutture polivalenti ”, che riuniscono in un' unica
sede i diversi servizi residenziali, articolati in settori distinti di
servizio, ciascuno organizzato secondo le modalità prescritte dagli
standards organizzativi e gestionali. Esse hanno riferimento a
determinati bacini di utenza e possono essere sede di servizi
territoriali.
2. Politica dei servizi
Servizi socio-culturali per anziani
1. I processi di involuzione psico-fisica della vecchiaia possono essere
causati non solo da precari stati di salute, ma anche da situazioni
sociali, che finiscono per isolare e deresponsabilizzare l’anziano.
Risultano perciò, sulla linea preventiva, di grande utilità le
iniziative e i servizi socio-culturali, finalizzati a stimolare e a
conservare la vita attiva dell’anziano, inserita socialmente.
2. Queste iniziative, per raggiungere lo scopo indicato, devono proporsi
sempre il coinvolgimento della persona anziana, in modo da renderla
protagonista della sua stessa informazione-formazione, così da
sviluppare e adeguare le sue capacità, più che creare ulteriori
stati di dipendenza, anche se di natura culturale.
Allo scopo, nella stessa organizzazione, è opportuno coinvolgere gli
utenti attraverso forme partecipative, rappresentanze negli organismi
gestionali, verifiche collettive, forme di autogestione totale o
parziale.
3. I servizi socio-culturali per anziani possono assumere fisionomie
diverse, a seconda dei bisogni degli utenti. Fra questi si configurano
alcune attività ormai sperimentate:
a) attività turistiche;
b) corsi di aggiornamento e di sviluppo attitudinale;
c) università degli anziani.
4. Le attività turistiche sono particolarmente adatte a promuovere
la vita di relazione e l’aggiornamento culturale a livello anche
popolare. Si prestano infatti a scelte adeguate agli utenti e a un
graduale sviluppo culturale.
Affinché possano rispondere alle finalità sopra indicate si
richiedono alcuni requisiti:
a) è necessaria una programmazione con scelte culturali (arte,
storia, civiltà, costumi, conoscenze tecnico-scientifiche, processi
produttivi, organizzazione sociale ecc.).
La programmazione va fatta con la partecipazione degli utenti stessi,
all’interno di un progetto ispirato allo sviluppo attitudinale e
all’aggiornamento culturale.
b) L’escursione turistica è opportuno sia preparata con
incontri culturali e con la collaborazione attiva degli stessi
partecipanti.
Risultano poi utili incontri di verifica dell’esperienza fatta, con
la visione di diapositive, di cartoline od oggetti caratteristici dei
luoghi visitati.
c) L’organizzazione può essere promossa da enti pubblici o
privati, senza fine di lucro, utilizzando anche appositi sussidi pubblici
a integrazione dei contributi degli utenti.
d) La partecipazione può essere consentita, su richiesta, anche a
familiari (a proprie spese), in modo da favorire il dialogo
intergenerazionale.
e) Per la realizzazione si richiedono delle presenze di
responsabilità organizzativa, di assistenza sanitaria e di
accompagnamento, sia in funzione delle esigenze personali degli anziani
che in funzione di guida turistico culturale.
In riferimento al tipo di attività turistica svolta e al tipo di
persone che vi prendono parte, va deciso quante persone sono necessarie,
prevedendo anche iniziative libere.
5. I corsi di aggiornamento e di sviluppo attitudinale rientrano nel
quadro dell’educazione permanente e informazione ricorrente.
Vanno studiati e programmati in ordine ai bisogni degli utenti.
La loro efficacia è proporzionale al grado di partecipazione attiva
che riescono a provocare.
A tale scopo si indicano alcuni requisiti:
A) I corsi di aggiornamento devono essere accuratamente programmati con
una metodologia attiva, che si serve ampiamente di sussidi, privilegia il
metodo induttivo, offre ampi spazi al dialogo e al confronto di idee.
I corsi di sviluppo attitudinale (creatività, attività di
ricerca, attività motoria...) richiedono, accanto alla presentazione
delle tecniche, una pedagogia individualizzata.
B) Possono essere promossi all’interno delle istituzioni per
anziani oppure nel territorio da enti pubblici o privati senza fine di
lucro, nell’ambito dell’educazione permanente e
dell’istruzione ricorrente. Le modalità di realizzazione
possono essere le più varie.
E' opportuno tuttavia che rientrino in un programma-anziani organico e
graduale.
C) Queste attività culturali richiedono un responsabile, coadiuvato
eventualmente da una segreteria organizzativa, ed esperti nei settori
specifici, capaci di lavorare in modo coordinato. Per alcune
attività di sviluppo attitudinale, quale l’attività
motoria, si richiedono le opportune tutele sanitarie.
6. Le “ Università degli anziani ”.
L’organizzazione organica di attività culturali per gli
anziani prende forma nelle “ Università degli anziani ”.
Esse prevedono un' articolazione di corsi, seminari, attività di
sviluppo attitudinale e attività complementari (visite culturali,
incontri artistici) distribuite nell’arco di due o tre anni,
secondo un programma finalizzato a offrire agli utenti una occasione e
uno strumento efficiente di incontro, di dibattito, di formazione, di
informazione su aspetti della conoscenza oggetto dei loro prevalenti
interessi, sotto la guida di esperti e studiosi di questi problemi.
Allo scopo si indicano alcuni requisiti necessari:
a) Le finalità di una università degli anziani sono la
conoscenza e l’educazione alla condizione anziana, la formazione e
il sostegno alla partecipazione sociale, l’aggiornamento culturale.
b) I corsi, per non divenire dispersivi, devono evitare di rispondere
alla mera curiosità e adeguarsi invece ai veri bisogni dei
frequentanti, sviluppando un quadro organico sulle scienze economiche,
giuridico-sociali, culturali, scientifiche, psico-sociologiche, mediche,
etico-religiose.
Ai corsi devono accompagnarsi, in misura equivalente, seminari e
attività per lo sviluppo delle attitudini, quali la creatività,
il “ bricolage ”, la capacità di ricerca, la
trasmissione dell’esperienza, l’utilizzo culturale delle
manifestazioni artistiche, l’attività motoria, lo studio delle
lingue estere e altre.
Nell’insieme i corsi e i seminari, articolati ella settimana,
dovrebbero poter raggiungere complessivamente almeno 200 ore di lezione
all’anno.
c) I docenti, fra i quali anche alcuni universitari, devono essere
specializzati nel settore proprio, a conoscenza di una metodologia
induttiva propria della educazione degli adulti, capaci di lavorare in
modo convergente con gli altri, disponibili al dialogo.
d) Per la partecipazione non si richiedono titoli di studio, essendo
già l’esperienza acquisita abilitante alla partecipazione. Non
è opportuno inoltre porre limiti di età, essendo una
istituzione rivolta a quanti desiderano perfezionare il proprio
inserimento sociale o acquisire un reinserimento.
e) Ai partecipanti va consegnato un apposito libretto per annotare il
curriculum di studio frequentato e i colloqui con i docenti liberamente
sostenuti.
f) Ai fini organizzativi si richiedono una sede, uno statuto o un
regolamento, un comitato direttivo con la partecipazione degli utenti e
una struttura organizzativa adeguata.
Data la complessività di tale istituzione, essa può essere
promossa da enti pubblici o privati, senza fine di lucro, e ipotizzabile
a livello provinciale o almeno zonale, nel quadro dell’educazione
permanente, con collegamenti con istituzioni analoghe presenti in
Regione, onde poter svolgere attività di ricerca scientifica comune
sulla condizione anziana.
g) L’università dovrebbe essere attrezzata di una biblioteca
specializzata e poter offrire ai frequentanti anche altre attività
complementari (concerti, dibattiti, visite culturali, corsi opzionali
ecc...), con la partecipazione di persone di altra età.
3. Corsi di preparazione al pensionamento
1. E' di acquisizione comune che l’uscita dalla professione con il
pensionamento costituisce una situazione di rischio per
l’equilibrio psico-fisico della persona.
Per attenuare tali difficoltà, in vari paesi (Stati Uniti, Germania,
Francia...) da anni sono in atto esperienze di preparazione al
pensionamento, le quali hanno dato risultati positivi scientificamente
controllati.
Il Consiglio d' Europa ha fatto propria tale esigenza, formulando una
risoluzione il 3 novembre 1977 nella riunione 277 dei delegati dei
ministri [résolution (77) 34], nella quale si dice che gli Stati
membri dovranno predisporre strutture adeguate per facilitare il
passaggio dalla vita attiva al pensionamento, in modo che i pensionati
possano avere una vita socialmente utile e proficua sul piano personale.
2. Lo scopo di tali corsi è di offrire, prima del pensionamento,
informazioni ed esperienze di carattere finanziario, medico, abitativo,
ricreativo, occupazionale e culturale, in modo da consentire a queste
persone di progettare per tempo una vita sana e attiva nel periodo della
pensione, secondo i propri interessi.
E' importante che questi corsi aiutino la persona a recuperare interessi
e possibilità inespressi per molto tempo, a causa
dell’attività lavorativa, e nuovi possibili ruoli sociali da
svolgere dietro compenso o in forma volontaristica.
3. Un corso di preparazione dovrebbe aver luogo almeno cinque o sei anni
prima del pensionamento, con eventuali successivi stages complementari a
seconda degli interessi.
Dovrebbe articolarsi in momenti di informazione e in esercitazioni
esemplari, per almeno otto o dieci incontri di due o tre ore ciascuno.
a) Informazioni. Devono riguardare i seguenti argomenti: la conservazione
di una vita sana nella senescenza, l’utilizzo delle proprie risorse
economiche, l’organizzazione della propria vita, diritti e doveri
sociali e servizi del territorio, attività culturali sportive, e
hobbies, attività volontaristiche e lavoro a tempo parziale,
incidenza nella vita dei fattori psicologici e sociologici, senso e
significato dell’esistenza in generale e della senescenza in
particolare.
b) Esercitazioni. Devono introdurre la persona ad alcune tecniche come:
il rilassamento, l’attività motoria, la creatività, la
ricerca scientifica, la pratica sportiva, turistica e degli hobbies.
4. I corsi promossi nell’ambito dell’educazione permanente
possono essere organizzati da enti pubblici e privati, comprese le
aziende, in collaborazione con centri o persone specializzate.
Allo scopo dovrebbe essere consentito dalle aziende ai dipendenti il
tempo retribuito necessario per la frequenza, in riferimento anche alla
normativa delle 150 ore.
L’attuazione di esi richiede un' équipe integrata, formata da
un coordinatore, al quale compete l’organizzazione dei vari
interventi; un animatore idoneo a facilitare le relazioni interpersonali
nel gruppo e a favorire la partecipazione; alcuni esperti negli argomenti
sopra indicati per le lezioni e le esercitazioni previste.
Le specializzazioni richieste sono: uno psicologo (o pedagogista o
assistente sociale) per l’animazione del gruppo; esperti in
medicina, economia, diritto, sociologia e scienze umane per
l’informazione; esperti in educazione fisica e in attività
creative e di ricerca per le esercitazioni.
Rimane aperto il problema della formazione degli animatori e dei vari
esperti, per renderli capaci di una mediazione fra conoscenze, tecniche e
vita dell’adulto. La questione va ricondotta a quella più in
generale della formazione degli specialisti per l’educazione degli
adulti.
4. Declaratoria delle mansioni
Nella seguente declaratoria vengono indicate le mansioni delle principali
funzioni presso i servizi per anziani di tipo residenziale e di tipo
domiciliare.
Si precisa che le funzioni individuate corrispondono a funzioni da
svolgere e non direttamente a ruoli d' organico; per cui, anche in
riferimento agli statuti degli Enti, rimane la possibilità che
più mansioni vengano riunite in un ruolo d' organico, come anche che
lo svolgimento di una funzione venga demandato a più ruoli d'
organico, in dipendenza dalle dimensioni del centro di servizi.
4.1. Funzioni di segreteria e/o di direzione
Responsabile della realizzazione dell’indirizzo definito
dall’Amministrazione.
Cura e/o coordinamento dell’attuazione di tutta la parte
amministrativa, funzionale e di servizio. Responsabilità circa la
conoscenza e l’applicazione della legislazione regionale e
nazionale avente attinenza con i servizi sociali.
Espletamento di ogni altra mansione prevista da ordinamenti
dell’Ente e dalla legislazione vigente.
4.2. Funzioni di ragioneria
Cura di tutto il settore contabile-amministrativo e fiscale, e in
particolare controllo movimenti di cassa, fatture fornitori, estratti
conto banche. Tenuta scritture obbligatorie. Predisposizione pagamenti.
Situazione contabile e conto economico. Scritture di rettifica e bilancio
di fine anno. Gestione contabile del patrimonio. Incasso rette ed entrate
varie. Versamenti e prelevamenti depositi su mandato o delega. Rendiconti
a Comuni e a Enti assistenziali vari. Amministrazione del personale:
controllo presenze; compilazione elementi per formazione paghe; calcolo
versamento contributi mensili; denunce malattia e infortuni; pratiche di
assunzione e di cessazione del rapporto di lavoro; calcolo delle ferie;
conguaglio IRPEF e compilazione estratto conto dipendenti e ogni altro
adempimento di legge.
4.3. Funzioni di economato
Analisi dei consumi e programma degli approvvigionamenti. Studio
economico degli acquisti, esecuzione degli acquisti su autorizzazione.
Carico e scarico magazzino per qualità e quantità. Controllo
fatture approvvigionametni. Organizzazione e controllo delle
attività di cucina, lavanderia, guardaroba e pulizie generali.
Compilazione e aggiornamento degli inventari. Ritiro pensioni ospiti e
loro pagamento (salvo diversa disposizione dell’ordinamento interno
dell’Ente).
4.4. Funzioni di manutenzione
Programmazione e controllo della manutenzione ordinaria. Controllo degli
impianti di riscaldamento, elettrico, idrico, di depurazione.
Programmazione e controllo della manutenzione delle zone verdi.
Coordinazione interventi ditte specializzate. Catalogazione e controllo
macchine e attrezzi in dotazione al servizio di manutenzione.
Esecuzione di ogni altro controllo previsto dalle disposizioni di legge
in materia.
4.5. Coordinamento di servizi
a) Coordinatore del servizio domiciliare
Analisi dei bisogni nel settore (anche attraverso indagini),
organizzazione degli interventi, aggiornamento della situazione e
verifica della produttività del servizio. Coordinamento degli
interventi a domicilio dei vari servizi sociali e sanitari. Gestione
archivio richieste.
b) Coordinatore della casa per anziani
Responsabile dei servizi di comunità e del buon governo della casa.
Verifica del livello delle prestazioni del personale che opera a contatto
diretto con l’anziano, programmazione e coordinamento del servizio
(turni di lavoro e sostituzioni); avvio e inserimento professionale del
personale di assistenza neo assunto; coordinamento dei rapporti con
volontariato organizzato.
4.6. Funzione di assistenza sociale (nei servizi residenziali e nel
servizio domiciliare)
Ricevimento delle richieste e verifica delle condizioni di bisogno.
Verifica del soddisfacimento e della trasformazione dei bisogni.
Segretariato sociale: pratiche pensioni, pratiche di assistenza
sanitaria, cambio residenza, aiuto economico e simili. Rapporti con altri
servizi socio-sanitari e loro utilizzazione.
Nei confronti degli utenti delle case per anziani: ricevimento, cura dei
rapporti personali, delle situazioni personali, dei rapporti tra ospiti e
familiari. Animazione del tempo libero. Gestione archivio richieste e
accoglimenti.
4.7. Funzioni infermieristiche
Oltre le mansioni previste dalla legislazione vigente per
l’infermiere professionale, sono da evidenziare alcune funzioni di
controllo da svolgersi nelle case per anziani e relative a: osservanza
delle tabelle dietetiche e delle diete prescritte dal medico; igiene
dell’ambiente e degli ospiti; comportamento del personale specie
nei rapporti con gli ospiti; attuazione dei turni di lavoro predisposti.
Rientra ancora tra le mansioni specifiche dell’infermiere nei
servizi per gli anziani: registrare le prescrizioni mediche, le consegne
e le osservazioni eseguite durante il servizio; la custodia e la
sorveglianza sui medicinali e sulle apparecchiature in dotazione;
proporre quanto può servire per una migliore erogazione dei servizi
infermieristici agli anziani.
4.8. Funzioni di assistenza
a) Ausiliario
Addetto alla pulizia e alla sanificazione degli spazi e dei servizi
collettivi.
b) Operatore di assistenza
Prestazione di servizi e assistenza alle persone autosufficienti negli
alloggi personali, nei servizi comuni e nelle sale da pranzo, e
precisamente: aiuto per il governo dell’alloggio; riordino del
letto e della stanza; pulizia generale dell’alloggio e dei servizi;
cambio della biancheria; aiuto nelle attività della persona su se
stessa, per le pulizie personali, il bagno e il vestirsi; pulizie dei
locali comuni; preparazione della sala-ristorante e servizio a tavola.
c) Addetto all’assistenza (nelle case per anziani e nei servizi
domiciliari)
Aiuti per il governo dell’alloggio: riordino del letto e della
stanza; pulizia generale dell’alloggio e dei servizi; cambio della
biancheria e utilizzo del servizio di lavanderia; preparazione e/o aiuto
per il pranzo e per gli acquisti; eventuale fornitura di pasti a
domicilio.
Aiuto nelle attività della persona su se stessa: alzarsi dal letto;
pulizie personali, aiuto per il bagno; vestizione; nutrizione, aiuto
nell’assunzione dei pasti.
Aiuto a favorire l’autosufficienza nell’attività
giornaliera: aiuto per una corretta deambulazione; aiuto nel movimento di
arti invalidi; accorgimenti per una giusta posizione degli arti invalidi
in condizioni di riposo; aiuto nell’uso di accorgimenti o attrezzi
per lavarsi, vestirsi, mangiare da soli, camminare ecc...
Prestazioni igienico-sanitarie di semplice attuazione inserite in un
programma globale di assistenza e in collaborazione col servizio
sanitario: frizioni e massaggi antidecubito; assistenza per la corretta
esecuzione delle prescrizioni farmacologiche.
Segnalazione al servizio sanitario competente di qualsiasi
anormalità nelle condizioni dell’anziano o
dell’invalido.
Collaborazione con il servizio del segretariato sociale.
Accompagnamento dell’utente per visite mediche o altre
necessità (quanto questi non sia in grado di recarvisi da solo e non
vi siano altre risorse di volontariato).
Collaborazione con i servizi rivolti alla socializzazione
dell’utente.
4.9. Cuoco
Confezionamento dei cibi e collaborazione alla preparazione del
menù.
4.10. Altro personale
Le mansioni relative ad altri ruoli (come: aiuto di cucina, lavanderia,
guardaroba, centralinista, portineria, autista) vengono definite rispetto
alla diversa organizzazione del lavoro presso i vari centri di servizio,
tenuto conto anche delle disposizioni statutarie degli enti.
5. Standard strutturali dei servizi residenziali per anziani
5.a Casa per anziani autosufficienti
Caratteristiche generali
Definizione
La casa per anziani autosufficienti è una residenza collettiva
costituita da stanze a uno o due posti letto, con prevalenza a un posto
letto, ciascuna con servizio igienico, dotato nel suo complesso di una
serie di servizi di tipo comunitario, tali da garantire il rispetto della
personalità e del ruolo attivo dell’utente.
Le stanze sono aggregate in nuclei di almeno 20 posti letto, organizzati
in modo da costituire più comunità funzionali all’interno
della struttura nel suo complesso.
Ciascun nucleo è dotato almeno di uno spazio soggiorno, di un bagno
assistito, e di minimi locali di servizio.
La struttura nel suo complesso è costituita dall’aggregazione
di più nuclei e dall’organizzazione dei servizi collettivi, di
ambienti a uso comune e dei servizi generali.
Utenti
Gli utenti della casa per anziani autosufficienti sono persone anziane
che per vari motivi non possono o non intendono gestire in modo del tutto
autonomo la propria esistenza.
Poiché i servizi collettivi d una casa per autosufficienti sono
aperti alla comunità esterna, possono essere utenti di tali servizi
non solo gli ospiti della struttura, ma anche altri anziani residenti nel
territorio circostante.
Localizzazione dell’opera
Le case per anziani autosufficienti devono essere localizzate in ambiti
urbani a destinazione residenziale o nelle aree all’uopo riservate
dagli strumenti urbanistici purché tali aree siano inserite in
contesti urbani già consolidati o in zone in fase di sviluppo
programmato, in modo da essere inserite in centri di vita attiva, dotati
cioè di elementi essenziali per rendere il più possibile varia,
completa e organizzata la vita dell’anziano.
Una casa per autosufficienti può sorgere nell’ambito di un
centro storico, in zone di completamento e in zone di espansione;
può essere già opportunamente prevista in sede di piani
particolareggiati e di piani di edilizia economica popolare.
Particolarmente importanti sono la presenza di trasporti pubblici e
l’accessibilità ai vari servizi, soprattutto in riferimento
alle strutture a carattere sociale e sanitario.
In ogni caso l’edificio deve essere situato in zone ben soleggiate,
prive di fonti di inquinamento da sedi stradali di grande traffico e
opportunamente dotato di spazi a verde pubblico.
Dimensionamento dell’opera
Una casa per anziani autosufficienti deve essere dimensionata in modo da
garantire contemporaneamente:
- validità del soggiorno, sotto il profilo individuale e collettivo
- efficace organizzazione di adeguati servizi di supporto
- economicità di gestione, in relazione agli oneri sia individuali
che sociali.
Il dimensionamento dell’opera dovrà essere posto in relazione
ai seguenti parametri relativi alla zona servita:
- popolazione residente e popolazione in età di pensionamento per
vecchiaia, con indicazione delle prevalenti categorie di pensionati
- variazione della popolazione anziana nell’ultimo quinquennio
- strutture per anziani esistenti e relativi posti letto, con le
caratteristiche di idoneità o non idoneità valutata sulla base
della presente normativa
- programma generale di assistenza agli anziani, che tenga conto sia dei
servizi aperti, sia dei servizi residenziali.
Qualora, in base al dimensionamento, risulti la necessità di
realizzare più di 120 posti letto, è necessario individuare
più unità funzionali con le caratteristiche sopra citate;
queste secondo le diverse realtà locali potranno:
- o essere organizzate in uno stesso ambito, preferibilmente articolate
in più edifici, con i servizi generali ed eventualmente alcuni
servizi specifici comuni
- o essere distribuite nel territorio, con caratteristiche di autonomia
funzionale, salvo particolari servizi generali comuni.
Area di pertinenza
L’area deve essere facilmente raggiungibile e l’edificio non
deve avere accessi diretti da strade statali, provinciali o da arterie di
grande traffico.
L’area deve essere dotata di verde opportunamente attrezzato,
accessibile agli abitanti della zona, organizzato in più spazi
diversificati atti ad accogliere adeguati momenti di svago.
La sua ampiezza non deve essere inferiore a 50 mq per posto letto, con un
minimo di 3000 mq per case di riposo fino a 80 posti letto.
La superficie coperta non deve superare il 30 per cento dell’area
totale.
Il fabbricato deve essere convenientemente collocato rispetto ai confini,
alle sedi stradali e agli edifici vicini, comunque nel rispetto delle
normative locali.
L’area deve essere dotata di spazi per parcheggi nella misura
minima indicata dalla legislazione vigente.
Sintesi dei contenuti
Una casa per anziani autosufficienti è costituita da:
- alloggi
- servizi colettivi
- ambienti a uso comune
- servizi generali.
Tali funzioni devono essere chiaramente distribuite e differenziate
all’interno della struttura.
Alloggi e servizi igienici dell’alloggio
L’alloggio è costituito da una stanza di dimensioni tali da
poter contenere:
- uno o due letti,collocati in modo che la testata sia sempre appoggiata
al muro, che attorno, su tre lati, lo spazio sia sufficiente per i
movimenti dell’anziano e dell’eventuale personale addetto;
- uno o due tavolini da notte;
- l’armadio degli effetti personali;
- un tavolo-scrittoio con sedia/e;
- una poltroncina.
Ogni alloggio deve avere il servizio igienico dotato di lavabo, vaso,
bidet e doccia.
E' consigliabile prevedere lo spazio per l’installazione di un
angolo cottura.
La superficie netta minima dell’alloggio, comprensiva di stanza da
letto e di servizio igienico, dev' essere di mq. 18 per un posto letto e
di mq. 23 per due posti letto.
E' inoltre consigliabile dotare ciascun alloggio di un poggiolo protetto.
Ambienti per servizi collettivi
Spazi per soggiorno, riunioni e attività varie
Gli spazi per il soggiorno devono consistere in un insieme di locali
accoglienti e raccolti, per gruppi di ospiti, tali da favorire gli
incontri e la conversazione, le letture, i giochi, la visione di
spettacoli televisivi e in genere attività culturali e di svago
connesse con il tempo libero.
Può essere predisposto un piano bar, eventualmente a uso non
continuativo.
Uno dei locali deve avere dimensioni tali da poter contenere almeno 50
posti a sedere, per riunioni, cerimonie e piccole manifestazioni: tale
ambiente può essere ottenuto con l’unione di più spazi
separati da pareti mobili.
Qualora tale ambiente non sia ritenuto idoneo a ospitare saltuariamente
anche cerimonie religiose o precise motivazioni locali lo richiedano
è necessario predisporre uno specifico ambiente per il culto, di
dimensioni contenute, adeguatamente arredato e dotato degli spazi
accessori indispensabili.
Per le attività varie devono essere previsti un locale o degli spazi
attrezzati per il soddisfacimento di hobbies e per lo svolgimento di
adeguata attività occupazionale: tali spazi possono divenire
laboratori per piccole attività artigianali e per saltuarie opere di
manutenzione.
Per particolari e motivate esigenze locali può essere prevista una
sala di dimensioni adeguate a contenere spettacoli in genere e
manifestazioni di più ampio respiro.
Sale da pranzo
La zona pranzo deve essere organizzata e attrezzata appositamente allo
scopo, con l’accorgimento di ottenere più locali o più
spazi diversificati, tali da accogliere gli ospiti in gruppi limitati.
La superficie complessiva deve garantire un numero di posti a sedere pari
quanto meno al numero degli ospiti della struttura, tenendo presenti
l’opportunità che allo stesso tavolo non siedano più di
tre persone e la necessità che sia assicurato il facile movimento
degli ospiti e del personale di servizio.
La zona pranzo deve essere in facile collegamento con il servizio di
cucina.
Servizi igienici di uso collettivo
In corrispondenza con gli ambienti per servizi collettivi, deve essere
localizzato almeno un gruppo di servizi igienici comuni, in posizione
tale da essere facilmente raggiungibile dagli ospiti con percorsi brevi.
Locali per la cura della persona
In posizione appartata, ma facilmente accessibile, dotata di uno slargo
adatto all’attesa, è necessario predisporre almeno un locale
pluriuso, di dimensioni contenute, per attività connesse con la cura
della persona, quali barbiere, parrucchiere, manicure e pedicure.
Nello stesso ambito può essere previsto un piccolo vano attrezzato
per lavanderia a uso degli ospiti, con lavatrice a gettone.
Palestra
In apposito ambiente deve essere preeisposta una palestra, per
l’esercizio fisico degli ospiti e per eventuali massaggi e
trattamenti fisico-terapici.
Il locale palestra deve avere dimensioni sufficienti ad accogliere
l’attrezzatura minima indispensabile per consentire
all’utente di mantenere una soddisfacente efficienza motoria;
pertanto la sua dimensione minima deve essere di 50 mq.
Attigui alla palestra devono essere previsti uno spogliatoio con servizio
igienico e un deposito attrezzi.
Ambulatorio
In apposito ambiente può esser predisposto un ambulatorio, per
consultazioni e visite periodiche, ed eventualmente per alcuni
accertamenti diagnostici e piccole terapie.
L’ambulatorio, ove necessario, deve essere preceduto da una zona di
attesa, deve essere dotato di servizio igienico accessibile direttamente
dall’interno, deve poter contenere una zona spogliatoio, una
scrivania, un lettino, un lavabo e un armadio farmaceutico; la superficie
complessiva per tali spazi non deve superare i 30 mq.
Ambiente a uso comune e di servizio
Atrio d' ingresso
L’atrio dell’ingresso principale deve essere organizzato in
modo da costituire, con l’eventuale portineria il punto centrale di
riferimento e di informazione per gli utenti della struttura.
Tale vano deve presentarsi come un ambiente accogliente e confortevole;
nel suo ambito deve contenere quanto meno uno spazio attesa e un angolo
telefono.
Deve avere sufficiente ampiezza per consentire il comodo smistamento ai
vari percorsi orizzontali e verticali; deve essere in facile collegamento
con gli alloggi e gli ambienti per i servizi collettivi e in diretta
comunicazione con gli uffici amministrativi.
Percorsi orizzontali
I percorsi orizzontali, che si distinguono in percorsi di accesso agli
alloggi, in percorsi di servizio e, nel caso di più corpi di
fabbrica, in percorsi di collegamento, devono esser organizzati
possibilmente in modo distinto, con spazi adeguati ala funzionalità
del servizio, con particolare attenzione ai punti ove necessariamente
vengono a incrociarsi varie situazioni.
In genere tali percorsi devono essere facilmente percorribili, devono
essere intesi anche come momento di sosta e di incontro e pertanto devono
essere dotati di opportuni slarghi.
Percorsi verticali
I percorsi verticali sono costituiti da scale, rampe e ascensori.Le scale
devono essere studiate con tutti gli accorgimenti necessari per essere
facilmente fruibili dagli ospiti.
Le rampe, per modesti dislivelli, possono essere una utile integrazione
delle scale; anch' esse vanno studiate con adeguati accorgimenti.
Quando l’edificio è organizzato su più piani, è
indispensabile, in mancanza di montalettighe, almeno un ascensore, le cui
dimensioni minime devono essere tali da poter contenere una carrozzella
per motulesi o un carrello di servizio: in entrambi i casi con
accompagnatore; le sue caratteristiche devono consentire un facile uso da
parte degli utenti, nelle diverse situazioni.
Servizi generali e accessori
Uffici amministrativi e di custodia
Gli uffici amministrativi consistono in almeno due locali da adibire a
direzione e segreteria, con spazio attesa, preferibilmente a diretto
contatto con l’atrio d' ingresso.
Nell’atrio d' ingresso, può trovare posto il servizio di
portineria, meglio se in diretto contatto con gli uffici.
Nell’ambito dell’atrio d' ingresso, della portineria o degli
uffici devono essere centralizzati i dispositivi acustici e/o luminosi
atti a garantire protezione agli ospiti.
Servizio di cucina e annessi
Il servizio di cucina deve essere accuratamente dimensionato in relazione
al numero dei pasti che devono essere serviti; tale servizio va
organizzato in un magazzino delle derrate, con almeno una cella
frigorifera, e nella zona di preparazione, di cottura, di distribuzione
(office) e di lavaggio, dimensionate secondo la più razionale
distribuzione delle apparecchiature necessarie.
Quando si prevede che i pasti vengano forniti da un servizio di cucina
esterno alla struttura, sono sufficienti soltanto un office, dotato di
attrezzature per riscaldare i pasti e degli spazi per il lavaggio e la
custodia delle stoviglie; viceversa, se la cucina deve soddisfare anche
esigenze esterne alla struttura, (a esempio, di supporto al servizio di
assistenza domiciliare) l’office deve essere organizzato in modo da
poter assorbire anche la confezione e l’organizzazione del
trasporto dei cibi verso l’esterno.
Servizio di lavanderia e guardaroba
Il servizio di lavanderia e guardaroba deve essere accuratamente
dimensionato in funzione della biancheria che deve essere trattata; tale
servizio va organizzato in spazi raccolta, ammollo, lavaggio,
essicazione, rammendo, stiratura, deposito e distribuzione della
biancheria, dimensionati secondo la più razionale distribuzione
delle apparecchiature necessarie.
Quando si prevede che il servizio lavanderia venga fornito da una
organizzazione esterna alla struttura, sono sufficienti gli spazi di
raccolta, deposito e distribuzione della biancheria; viceversa, se la
lavanderia deve soddisfare anche esigenze esterne alla struttura, (a
esempio di supporto al servizio di assistenza domiciliare), gli spazi di
raccolta e distribuzione devono consentire un facile smistamento anche
del servizio esterno.
Servizio del personale fisso
I servizi del personale consistono quanto meno in spogliatoi e servizi
igienici, distinti per sesso, dimensionati in base al numero di addetti
risultante dallo standard organizzativo.
Servizi accessori
Secondo le dimensioni della struttura, l’organizzazione e le
consuetudini locali, possono essere previsti:
- una cella mortuaria, con piccolo atrio di sosta;
- magazzini o piccoli depositi da assegnare a titolo personale agli
ospiti;
- autorimesse di servizio e a uso degli ospiti.
5.b Casa per anziani non autosufficienti
Caratteristiche generali
Definizione
La casa per anziani non autosufficienti è una struttura collettiva,
costituita da stanze da uno a quattro posti letto, in prevalenza da due
posti letto, con supporto di servizi igienici, dotata di una serie di
servizi di tipo comunitario e organizzata in modo da garantire agli
utenti prestazioni assistenziali adeguate alle loro condizioni fisiche e
psichiche.
Le stanze sono aggregate in nuclei da 30 a 45 posti letto, organizzati in
modo da costituire più comunità funzionali all’interno
della struttura nel suo complesso.
Ciascun nucleo è dotato almeno di un pranzo-soggiorno, di un
cucinino ausiliario, di un locale per le attrezzature e il coordinamento
del servizio, di un bagno assistito e di adeguati vani di servizio.
La struttura nel suo complesso è costituita dalla aggregazione di
più nuclei e dall’organizzazione dei servizi collettivi e di
specifici presidi a carattere assistenziale, di ambienti a uso comune e
dei servizi generali.
Utenti
Gli utenti della casa per anziani non autosufficienti sono persone
anziane che, per particolari condizioni fisiche e psichiche, richiedono,
oltre alla residenzialità, adeguate prestazioni assistenziali; le
cure mediche e la assistenza farmaceutica sono assicurate agli ospiti dai
servizi sanitari territoriali. Possono essere utenti dei servizi
collettivi e delle prestazioni assistenziali anche anziani residenti nel
territorio circostante.
Localizzazione dell’opera
Le case per anziani non autosufficienti vanno preferibilmente localizzate
in ambiti urbani già consolidati o in aree in fase di sviluppo
programmato, in modo da essere facilmente accessibili; vanno privilegiate
le zone dotate di trasporti pubblici e in facile collegamento con le
strutture a carattere sanitario.
In ogni caso l’edificio deve essere situato in zone ben soleggiate,
prive di fonti di inquinamento atmosferico, lontane da fonti di rumori
molesti e discoste da sedi stradali di grande traffico.
Dimensionamento dell’opera
Una casa per anziani non autosufficienti deve essere dimensionata in modo
da garantire:
- adeguate caratteristiche di residenzialità, in relazione alle
condizioni fisiche e psichiche degli utenti
- efficace organizzazione di adeguati servizi assistenziali di supporto
- economicità di gestione, in relazione agli oneri sia individuali
che sociali.
Secondo tali esigenze, la capacità ricettiva di una struttura
potrà variare fra 120 a 180 posti letto, ripartiti in nuclei, con
supporto di servizi collettivi comuni.
Il dimensionamento dell’opera dovrà essere posto in relazione
ai seguenti parametri relativi alla zona servita:
- popolazione residente e popolazione in età di pensionamento per
vecchiaia, con indicazione del livello di non autosufficienza
- variazione della popolazione anziana nell’ultimo quinquennio, con
indicazione della variazione del livello di non autosufficienza
- strutture per anziani esistenti e relativi posti letto, con le
specifiche caratteristiche di idoneità o non idoneità valutata
sulla base della presente normativa, con particolare riferimento alle
strutture con anziani non autosufficienti
- programma generale di assistenza agli anziani, che tenga conto sia dei
servizi aperti, sia dei servizi residenziali.
Qualora, in base al dimesionamento, risulti la necessità di
realizzare più di 180 posti letto, è necessario individuare
più unità funzionali con le caratteristiche sopra citate:
queste, secondo le diverse realtà locali, potranno:
- o essere organizzate in uno stesso ambito, preferibilmente articolate
in più edifici, con i servizi generali ed eventualmente alcuni
servizi specifici comuni
- o essere distribuite nel territorio, con caratteristiche di autonomia
funzionale, salvo particolari servizi generali comuni.
Area di pertinenza
L’area deve essere facilmente raggiungibile e l’edificio non
deve avere accessi diretti da strade statali, provinciali o da arterie di
grande traffico.
L’area deve essere dotata di verde opportunamente attrezzato,
accessibile agli abitanti della zona, organizzato in più spazi
diversificati, atti ad accogliere la sosta protetta all’aria
aperta, con possibilità di cure elioterapeutiche, ed eventuali
momenti di distrazione e di svago.
Il fabbricato deve essere quindi convenientemente collocato rispetto ai
confini, alle sedi stradali e agli edifici vicini, comunque nel rispetto
delle normative locali.
L’area deve inoltre essere dotata di spazi per il parcheggio di
servizio e la sosta dei visitatori.
Sintesi dei contenuti
Una casa per anziani non autosufficienti è costituita da:
- alloggi
- servizi collettivi presidi a carattere assistenziale
- ambienti a uso comune
- servizi generali.
Tali funzioni devono essere chiaramente distribuite e differenziate
all’interno della struttura.
Alloggi e servizi igienici dell’alloggio
L'alloggio è costituito da una stanza di dimensioni tali da poter
contenere da uno a quattro posti letto relativi tavolini da notte, quanto
meno, un mobile per gli effetti personali.
I letti devono essere collocati in modo che la testata sia sempre
appoggiata al muro, che attorno, sui tre lati, lo spazio sia sufficiente
per i movimenti dell’anziano, del personale di servizio e di
assistenza e, nel caso di più letti, per l’installazione di
sistemi flessibili di isolamento.
I materiali per l’arredamento, compatibilmente con la
funzionalità del servizio, devono ispirarsi a quelli delle normali
abitazioni, più che a quelle di tipo ospedaliero.
Nei vari casi la superficie netta minima della stanza, escluso il
servizio igienico, deve essere:
- per un posto letto di mq. 12
- per due posti letto di mq. 18
- per tre posti letto di mq. 25
- per quattro posti letto di mq. 32.
Ogni stanza deve essere dotata di servizio igienico con lavabo, vaso e
vuotatoio, ed eventualmente completato con bidet e doccia.
Il servizio igienico deve avere dimensioni e organizzazione tali da
assicurare facili movimenti agli ospiti e al personale addetto.
Le stanze, come già detto, vanno aggregate in nuclei funzionali da
30 a 45 posti letto, ciascuno organizzato in modo da contenere un
pranzo-soggiorno, un cucinino ausiliario, un locale per il coordinamento
del servizio, con spazio per armadio farmaceutico, un bagno assistito
completo di idonee attrezzature o almeno di una vasca accessibile sui tre
lati, vani di servizio per la biancheria pulita, per la biancheria
sporca, per le pulizie e per deposito attrezzature.
E' consigliabile prevedere, in corrispondenza di ogni nucleo, un' ampia
terrazza protetta e ben esposta, per sosta all’aria aperta.
Ambienti per servizi collettivi per presidi e carattere assistenziale
Spazi per soggiorno, riunioni e attività occupazionali
Data in genere la non autosufficienza e la scarsa mobilità degli
ospiti, gli spazi per il soggiorno, oltre a essere ripartiti nei nuclei,
eventualmente in misura diversa secondo diversi livelli di non
autosufficienza, consistono anche, per incentivare la mobilità e gli
interessi dell’anziano, in un insieme limitato di locali
accoglienti e raccolti, per gruppi di utenti, tali da favorire gli
incontri e la conversazione, i giochi, la lettura, la visione di
spettacoli televisivi e in genere attività connesse con il tempo
libero.
Può essere predisposto un piano bar, eventualmente a uso saltuario.
Uno dei locali deve avere dimensioni tali da poter contenere almeno 50
posti a sedere, per riunioni, cerimonie e piccole manifestazioni; tale
ambiente può essere ottenuto con l’unione di più spazi
separati da pareti mobili.
E' inoltre necessario prevedere uno specifico ambiente per il culto, di
dimensioni contenute, adeguatamente arredato e dotato degli spazi
accessori indispensabili.
Per lo svolgimento di adeguata attività occupazionale devono essere
previsti un locale o degli spazi attrezzati, che in alcuni casi possono
divenire laboratori per piccole attività artigianali.
Sale da pranzo
I pasti, avendo gli ospiti una mobilità limitata, vanno serviti in
parte nelle stanze, in parte nei pranzi-soggiorno di nucleo, in parte
nella sala da pranzo, pertanto la zona pranzo comune deve essere
dimensionata per un limitato numero di posti a sedere, secondo le diverse
situazioni e previsioni locali; allo stesso modo devono essere
dimensionati i pranzi-soggiorno di nucleo.
Mentre i pranzi-soggiorno di nucleo vengono ad avere un uso misto, la
zona pranzo comune deve essere organizzata e attrezzata appositamente
allo scopo, con l’accorgimento di ottenere più locali o spazi
diversificati, tali da accogliere gli ospiti in gruppi limitati.
La zona pranzo comune deve essere in facile collegamento con il servizio
di cucina, che deve essere adeguatamente collegato anche con i cucinini
ausiliari e i pranzi-soggiorno di nucleo.
Servizi igienici di uso collettivo
In corrispondenza con gli ambienti per servizi collettivi e per presidi a
carattere assistenziale, deve essere localizzato almeno un gruppo di
servizi igienici comuni, in posizione tale da essere facilmente
raggiungibile dagli ospiti con percorsi brevi.
Locali per la cura della persona
In posizione appartata ma facilmente accessibile, dotato di uno slargo
adatto all’attesa, è necessario predisporre almeno un locale
pluriuso, di dimensioni contenute, per attività connesse con la cura
della persona, quali barbiere, parruchiera, manicure e pedicure.
Nello stesso ambito può essere previsto un piccolo vano attrezzato
per lavanderia a uso personale di alcuni ospiti, con lavatrice a gettone.
Palestra
In apposito ambiente deve essere predisposta una palestra, per
l’esercizio fisico e la riabilitazione degli ospiti e per eventuali
massaggi e trattamenti fisico-terapici.
Il locale palestra deve avere dimensioni sufficienti ad accogliere
l’attrezzatura indispensabile per consentire un discreto servizio
di riabilitazione; pertanto la sua dimensione minima deve essere di 50
mq.
Attigui alla palestra devono essere previsti uno spogliatoio con servizio
igienico e un deposito attrezzi di dimensioni adeguate.
Ambulatorio
In apposito ambiente deve essere predisposto un ambulatorio, per
consultazioni e visite periodiche ed eventualmente per accertamenti
diagnostici e piccole terapie.
L’ambulatorio deve essere preceduto da una zona di attesa, deve
essere dotato di servizio igienico accessibile direttamente
dall’interno, deve contenere una zona spogliatoio, una scrivania,
un lettino, un lavabo e un armadio farmaceutico; la superficie
complessiva per tali spazi non deve superare i 30 mq.
Ambiente a uso comune di servizio
Atrio d' ingresso
L’atrio dell’ingresso principale deve essere organizzato in
modo da costituire, con l’eventuale portineria, il punto centrale
di riferimento e di informazione per gli utenti e i visitatori della
struttura.
Tale vano deve presentarsicome un ambiente accogliente e confortevole;
nel suo ambito deve contenere quanto meno uno spazio attesa e un angolo
telefono.
Deve avere sufficiente ampiezza per consentire il comodo smistamento ai
vari percorsi orizzontali e verticali; deve essere in collegamento con
gli alloggi e gli ambienti per i servizi collettivi e per i presidi a
carattere assistenziale e in diretta comunicazione con gli uffici
amministrativi.
Percorsi orizzontali
I percorsi orizzontali, che si distinguono in percorsi di accesso agli
alloggi, in percorsi di servizio e, nel caso di più corpi di
fabbrica, in percorsi di collegamento devono essere organizzati
possibilmente in modo distinto, con spazi adeguati alla funzionalità
del servizio, con particolare attenzione ai punti ove necessariamente
vengono a incrociarsi varie situazioni.
In genere tali percorsi devono essere facilmente percorribili da persone
con difficoltà di movimento e contemporaneamente dal personale di
servizio, devono essere intesi anche come momento di sosta e di incontro
e pertanto devono essere dotati di opportuni slarghi.
Percorsi verticali
I percorsi verticali sono costituiti da scale, rampe e ascensori.
Le scale devono essere studiate con tutti gli accorgimenti necessari per
essere fruibili anche dagli ospiti.
Le rampe, per modesti dislivelli, possono essere una utile integrazione
delle scale, soprattutto per scorrimento su ruota; anch' esse vanno
studiate con adeguati accorgimenti.
Quando l’edificio è organizzato su più piani sono
indispensabili almeno un ascensore e un montalettighe: l’ascensore
deve avere dimensioni tali da poter contenere una carrozzella per
motulesi con accompagnatore e deve avere caratteristiche tali da poter
essere facilmente usato dagli ospiti; il montalettighe deve essere
prevalentemente usato per il servizio e di conseguenza devono essere
attentamente studiati i relativi percorsi orizzontali.
Devono essere opportunamente previsti sistemi specifici di raccolta e di
trasporto della biancheria sporca, con percorso verticale distinto da
quello della biancheria pulita.
Servizi generali e accessori
Uffici amministrativi e di presidio
Gli uffici amministrativi consistono in almeno due locali da adibire a
direzione e segreteria, con spazio attesa preferibilmente a diretto
contatto con l’atrio d' ingresso.
Nell’atrio d' ingresso può trovare posto il servizio di
portineria, meglio se in diretto contatto con gli uffici.
Nell’ambito dell’atrio d' ingresso, della portineria o degli
uffici e, in alternativa, in uno dei locali dei nuclei, adibito per il
coordinamento del servizio, devono essere centralizzati i dispositivi
acustici e/o luminosi atti a garantire con continuità il servizio di
sorveglianza e di assistenza.
Può essere previsto nell’ambito della struttura almeno un
ufficio pluriuso per personale di consulenza in genere (servizio di
assistenza sociale e psicologica, servizio di dietetica, servizi di
riabilitazione ecc...).
Servizio di cucina e annessi
Il servizio di cucina deve essere accuratamente dimensionato in relazione
al numero dei posti che devono essere serviti; tale servizio va
organizzato in un magazzino delle derrate, con almeno una cella
frigorifera, nella zona di preparazione, di cottura, di distribuzione
(office) e di lavaggio, dimensionate secondo la più razionale
distribuzione delle apparecchiature necessarie.
Essendo i pasti serviti in parte nelle stanze, in parte nei
pranzi-soggiorno di nucleo, in parte nella sala da pranzo, il servizio
avverrà a mezzo di carrelli termici, con office opportunatamente
attrezzato con supporto di cucinino ausiliario in corrispondenza dei
nuclei.
Quando si prevede che i pasti vengano forniti da un servizio esterno
della struttura, sono sufficienti soltanto un office attrezzato e degli
spazi per il lavaggio e la custodia delle stoviglie; viceversa, se la
cucina deve soddisfare anche esigenze esterne alla struttura (a esempio,
di supporto al servizio di assistenza domiciliare), l’office deve
essere organizzato in modo da poter assorbire anche la confezione e
l’organizzazione del trasporto dei cibi verso l’esterno.
Servizio di lavanderia e guardaroba
Il servizio di lavanderia e guardaroba deve essere accuratamente
dimensionato in funzione della biancheria che deve essere trattata; tale
servizio va organizzato in spazi raccolta, ammollo, lavaggio,
essiccazione, rammendo, stiratura, deposito e distribuzione della
biancheria, dimensionati secondo la più razionale distribuzione
delle apparecchiature.
La biancheria sporca deve essere raccolta e trasportata con adeguati
criteri, possibilmente in spazi e percorsi esclusivi.
Quando si prevede che il servizio lavanderia venga fornito da una
organizzazione esterna alla struttura, sono sufficienti gli spazi di
raccolta, deposito e distribuzione della biancheria; viceversa, se la
lavanderia deve soddisfare anche esigenze esterne alla struttura (a
esempio di supporto al servizio di assistenza domiciliare), gli spazi di
raccolta e distribuzione devono consentire un facile smistamento anche
del servizio esterno.
Servizio del personale fisso
I servizi del personale consistono quanto meno in spogliatoi e servizi
igienici, distinti per sesso, dimensionati in base al numero di addetti
risultante dallo standard organizzativo.
Servizi accessori
Secondo le dimensioni della struttura, l’organizzazione e le
consuetudini locali:
- devono essere previsti una o due celle mortuarie con piccolo atrio di
sosta
- possono essere previsti magazzini per il deposito temporaneo di oggetti
personali degli ospiti, e autorimesse di servizio.
5.c Casa albergo
Caratteristiche generali
Definizione
La casa albergo per anziani è una residenza collettiva costituita da
un insieme di alloggi di piccola dimensione e varia tipologia, dotati di
tutti gli accessori per consentire una vita autonoma.
Gli alloggi sono variamente raggruppati in unità residenziali,
dotate di servizi collettivi atti a consentire una scelta tra un tipo di
vita autonoma o comunitaria (servizio ristorante e tempo libero).
L’anziano cioè può scegliere di cucinare e consumare i
pasti, di accudire alle proprie faccende domestiche, di trascorrere il
proprio tempo libero nel suo alloggio, oppure, quando non desidera
sobbarcarsi certi oneri o intende stare in comunità, può fruire
dei servizi collettivi opportunamente predisposti.
Utenti
Gli utenti della casa albergo sono persone in età pensionabile, che
non necessitano di particolare assistenza e scelgono di condurre una vita
autonoma.
Alcuni alloggi della casa albergo, fino a un massimo del 20 per cento,
possono opportunamente essere concessi in uso anche ad altre categorie di
età, al fine di ampliare e diversificare la vita di relazione degli
ospiti anziani.
I servizi collettivi devono essere aperti alla comunità e in
particolare devono essere adeguatamente disponibili anche per altri
anziani del nucleo urbano e del quartiere servito.
Localizzazione dell’opera
Le case albergo devono essere localizzate in zone urbane a destinazione
residenziale; possono essere realizzate nell’ambito di un centro
storico, in zone di completamento, in zone di espansione ed essere
già opportunamente previste in sede di piani particolareggiati e di
piani di edilizia economica popolare.
Le aree prescelte devono comunque essere individuate in contesti urbani
già consolidati o in zone in fase di sviluppo programmato, in modo
da essere inserite in centri di vita attiva, dotati cioè di elementi
essenziali per rendere la vita dell’anziano il più possibile
varia, completa e organizzata (punti di vendita e servizi vari, luoghi di
culto e di riunioni, centri culturali e ricreativi, strutture per
l’infanzia e verde attrezzato, adeguati servizi sanitari, trasporti
pubblici).
Quando non esistono trasporti pubblici, è indispensabile valutare
attentamente l’accessibilità ai vari servizi, con particolare
riferimento alle strutture a carattere sanitario.
In ogni caso l’edificio deve essere situato in zone ben soleggiate,
prive di fonti di inquinamento atmosferico, lontane da fonti di rumori
molesti, discoste da sedi stradali di grande traffico e opportunamente
dotate di spazi a verde pubblico.
Dimensionamento dell’opera
La casa albergo deve essere dimensionata in modo da assicurare
all’utente un soggiorno rispondente alle specifiche esigenze
individuali e comunitarie, e contemporaneamente permettere un' economia
di gestione per quanto riguarda gli oneri individuali e sociali.
Il dimensionamento dell’opera dovrà essere posto in relazione
ai seguenti parametri relativi alla zona servita:
a) popolazione residente in età di pensionamento per vecchiaia, con
indicazione delle diverse categorie di pensionati;
b) variazione della popolazione anziana nell’ultimo quinquennio;
c) strutture per anziani esistenti e relativi posti letto, con le
caratteristiche di idoneità o non idoneità valutate sulla base
delle indicazioni delle preesistenti norme;
d) programma generale di assistenza agli anziani, che tenga conto sia dei
servizi di assistenza aperta, sia dei servizi residenziali.
Qualora, in base al dimensionamento, risulti la necessità di
realizzare un complesso di alloggi per più di 100 posti letto,
devono essere previste più strutture costituenti comunità
autonome con le caratteristiche sopra citate, distribuite nel territorio
su diverse aree.
Tuttavia, a seconda delle diverse situazioni locali, queste strutture
potranno essere anche collocate su una unica area, con maggiore
libertà dimensionale, in modo da fruire di servizi generali
centralizzati. In questo caso esse dovranno essere opportunamente
articolate in singole unità, che andranno comunque intese come un
insieme di più case albergo, opportunamente collegate.
Area di pertinenza
L’area dovrà essere facilmente raggiungibile e non avere
accessi diretti di strade statali, provinciali o da arterie di grande
traffico.
L’area dovrà essere dotata di verde opportunamente attrezzato,
aperto e organizzato in modo da offrire più spazi diversificati ove
ciascun ospite trovi l’ambiente adatto allo svago (panchine,
chioschi, giochi, vasche e voliere, colture).
La sua ampiezza non dovrà risultare inferiore a 50 mq. per posto
letto, con un minimo di 3000 mq. complessivi per case albergo fino a 60
posti letto.
Nel caso di complessi residenziali sarà opportuno tener conto, nella
scelta dell’area, di eventuali lotti di completamento e cioè
della massima capacità ricettiva prevista.
L’area coperta non dovrà superare il 30 per cento
dell’area totale.
La struttura dovrà essere convenientemente collocata rispetto ai
confini, alle sedi stradali e agli edifici vicini, comunque secondo le
normative locali; lo stesso dicasi per più edifici compresi nello
stesso lotto.
L’area dovrà essere dotata di spazi per parcheggi nella misura
minima di 1 mq. per ogni 20 mc. di costruzione; tali spazi potranno
essere ricavati nell’ambito delle strutture edilizie,
compatibilmente con la funzionalità e con la dotazione dei servizi.
Disposizioni tecniche generali
Sintesi delle caratteristiche generali
Le Case Albergo possono:
- comprendere uno o più edifici realizzati a uno o più piani;
- essere costituite da alloggi di uno o più tipi;
- essere dotate di servizi collettivi collocati o nell’edificio
comprendente gli alloggi o in un edificio autonomo;
- essere comprendente gli alloggi o in un edificio autonomo;
- essere dotate di servizi aperti tipo centro diurno.
Le Case Albergo per persone anziane sono costituite da:
a) alloggi
b) servizi collettivi
c) ambienti a uso comune
d) servizi generali.
Alloggi e servizi dell’alloggio
- L’unità minima di una Casa Albergo è costituita da
alloggi:
- per una persona con superficie netta compresa tra un minimo di mq. 28 e
un massimo di mq. 33;
- per due persone con superficie netta compresa tra un minimo di mq. 38 e
un massimo di mq. 45.
- L’alloggio deve in entrambi i casi contenere:
- una camera da letto o spazio letto;
- una spazio soggiorno-pranzo;
- una zona cucinino;
- un locale servizi igienici;
- un ripostiglio.
La distribuzione interna degli spazi deve permettere facilità di
movimento e di circolazione alle persone anziane, comprese quelle che si
muovono in carrozzella.
La porta di ingresso dell’alloggio deve avere una luce netta
compresa tra 90 e 110 cm.; le porte interne devono avere una luce netta
minima di cm. 90; la porta del bagno deve avere una luce netta minima di
cm. 85 e deve aprirsi verso l’esterno.
L’attrezzatura di cucina deve permettere un uso sicuro e semplice
delle apparecchiature; deve comprendere almeno un lavello a un bacino con
scolapiatti, un piano cottura, un piano di lavoro, un frigorifero;
l’altezza delle superfici di lavoro dal pavimento deve essere
compresa tra 85-90 cm.
Il ripostiglio deve avere una superficie non inferiore al 4 per cento di
quella dell’alloggio.
Ambienti per servizi collettivi
I servizi collettivi sono progettati e organizzati per persone che vivono
abitualmente nel proprio alloggio e che si servono autonomamente dei
servizi offerti dal quartiere o dalla zona circostante.
Sale di riunione e soggiorno
La Casa Albergo deve essere dotata di piccole sale per conversazioni,
lettura, giochi, spettacoli televisivi e di una sala di riunioni capace
di ospitare almeno 50 persone.
Sale da pranzo
Le sale da pranzo devono essere costituite da uno o più spazi a
diretto contatto con l’area destinata alla distribuzione dei cibi;
devono essere ben illuminate e aerate.
Gli spazi devono permettere piccoli raggruppamenti di tavoli in modo da
offrire un ambiente accogliente e familiare.
La dimensione complessiva delle sale da pranzo deve essere tale da
accogliere un numero di posti pari a quello degli ospiti della Casa
Albergo.
Servizi igienici a uso collettivo
Tutti gli spazi a uso collettivo devono essere dotati di servizi igienici
raggiungibili dagli ospiti con percorsi brevi.
Servizi di assistenza e cura dell’igiene della persona
Le Case Albergo devono disporre di piccoli locali da adibire a servizi di
assistenza e cura dell’igiene degli ospiti, quali: ambulatorio,
pedicure, barbiere e parrucchiere.
Ambienti a uso comune
Ingressi
L’ingresso deve essere ben protetto con pensilina, o porticato o
aggetto del fabbricato, deve essere ben illuminato e ben visibile
(chiaramente identificabile).
Le porte d' ingresso non debbono essere costruite interamente di
cristallo trasparente, autoportante; debbono tuttavia permettere la
visibilità oltre la porta, quando non siano previsti accorgimenti di
altro genere.
Le porte d' ingresso debbono aprirsi verso l’esterno e debbono
essere disposte in modo che non si determinino interferenze con porte
vicine.
Nel caso di porte doppie (bussole di ingresso) la distanza minima tra le
ante contrapposte deve essere di mt. 1.30.
La serratura e la maniglia delle porte deve essere ad almeno mt. 1,00 dal
livello del suolo.
Atrio d' ingresso
L’atrio principale d' ingresso deve essere organizzato in modo da
costituire il maggior punto di informazione di tutto l’edificio o
del complesso di edifici.
La sua ampiezza deve essere tale da consentire un comodo accesso alle
scale, agli ascensori, ai corridoi di accesso agli alloggi e di
collegamento; deve essere a diretto contatto con un locale a servizio di
portineria, con un locale di attesa, con un locale adibito a servizi
igienici e con un piccolo deposito.
L’atrio d' ingresso dovrà essere dotato anche di un posto per
il telefono e di cassette postali.
Corridoi e disimpegni
Si distinguono tre tipi di corridoi per i quali valgono accorgimenti
diversi:
a) corridoi di collegamento;
b) corridoi di accesso agli alloggi;
c) corridoi di servizio.
I corridoi di collegamento tra corpi di fabbrica separati o tra zone
distinte dello stesso edificio e i corridoi di accesso agli alloggi
debbono avere una larghezza minima di mt. 1,40; non debbono presentare
variazioni di livello; debbono essere dotati di corrimano lungo i muri di
forma facilmente impugnabile e con altezza dal pavimento di cm. 90.
I corridoi di servizio debbono avere dimensioni e caratteristiche proprie
delle funzioni a cui assolvono.
Scale a rampe
a) Scale interne
Il vano scale deve essere immediatamente individuabile; deve essere
disposto in modo da evitare la possibilità di essere imboccato
involontariamente, uscendo da gli ascensori e percorrendo i corridoi.
I gradini debbono avere una pedana minima di cm. 30 e un' alzata massima
di cm. 16.
Le rampe di scale debbono essere dotate di corrimano su entrambi i lati;
debbono avere una larghezza minima netta di mt. 1,20.
I corrimano debbono essere posti a un' altezza di cm. 90, debbono essere
facilmente impugnabili, continui e debbono prolungarsi oltre il piano e
l’ultimo gradino di almeno cm. 30.
L’arrivo al piano di qualsiasi rampa di scale deve avere uno spazio
frontale libero di almeno mt. 1,20.
La forma del gradino deve presentare un profilo continuo e spigoli
arrotondati, con alzata inclinata rispetto alla pedata e formare con essa
un angolo di circa 75-80 gradi.
b) Scale esterne
Per le scale e i gradini esterni valgono le stesse norme del paragrafo
precedente.
In particolare le rampe di scale esterne debbono essere sempre affiancate
da un piano inclinato di larghezza non inferiore a mt. 1,20 e con
pendenza massima dell’8 per cento.
I materiali impiegati nelle pavimentazioni dei gradini e delle rampe
debbono essere sufficientemente duri e assolutamente antisdrucciolevoli.
Ascensori
Il numero degli ascensori dovrà essere stabilito in funzione del
numero degli utenti, del numero dei piani dell’edificio e della sua
estensione.
Ogni qualvolta l’edificio ha più di un piano fuori terra, deve
essere previsto l’impianto ascensore.
L’ascensore o almeno uno di essi deve avere la cabina di dimensioni
minime di mt. 1,50 di profondità e mt. 1,37 di larghezza, con
apertura di larghezza minima di m. 0,90.
Ogni ascensore deve avere le seguenti caratteristiche:
- porte interne ed esterne a scorrimento laterale automatico;
- arresto ai piani con livellamento automatico;
- l’apertura delle porte deve essere dotata di meccanismo per
l’arresto e l’inversione della chiusura delle porte stesse;
- le porte debbono rimanere aperte per almeno 10 secondi e il tempo di
chiusura non deve essere inferiore a 6 secondi;
- la cabina deve essere dotata di un campanello di allarme e di citofono.
Ogni cabina deve essere dotata di una lampada di emergenza con
alimentazione autonoma.
Servizi generali
Uffici amministrativi
Il servizio amministrativo consiste in un locale da adibire a segreteria,
a diretto contatto con l’atrio di ingresso.
Servizi del personale
I servizi del personale devono consistere in spogliatoi e servizi
igienici, divisi per sesso, dimensionati in base allo standard
organizzativo.
Servizio di cucina
Il servizio centrale di cucina deve essere accuratamente dimensionato in
relazione al numero di pasti che tale servizio dovrà offrire.
Il servizio potrà essere limitato agli ospiti della Casa Albergo e
al personale di servizio, oppure potrà essere allargato fino a
coprire le esigenze dell’assistenza domiciliare.
In entrambi i casi, il servizio di cucina deve essere costituito da: un
magazzino delle derrate, uno spazio di lavoro suddiviso in zona di
preparazione, zona di cottura, zona di lavaggio, spazio di distribuzione
(office). Gli spazi debbono essere organizzati in funzione di una
razionale distribuzione delle apparecchiature.
Quando la cucina deve soddisfare, oltre alle necessità interne,
anche quelle del servizio domiciliare, lo office deve essere organizzato
in modo da assorbire anche la confezione e la organizzazione del
trasporto dei cibi verso l’esterno.
I locali di cucina debbono essere sempre ben aerati e illuminati,
permettere una facile installazione dell’impianto di smaltimento
delle fumane, essere direttamente accessibili dall’esterno, essere
dotati di pavimenti antisdrucciolevoli e avere pareti rivestite con
materiali lavabili.
Quando i pasti vengono forniti da un servizio di cucina esterno alla
struttura della Casa Albergo, per mezzo di convenzioni con altri servizi,
è necessario predisporre un semplice office dotato di attrezzature
per riscaldare i pasti, per il lavaggio e la custodia delle stoviglie.
5.d Centro diurno
Caratteristiche generali
Definizione
Il centro diurno è una struttura che accoglie vari servizi aperti
alla comunità, particolarmente predisposti per corrispondere a
diverse esigenze della popolazione anziana.
In esso vengono organizzate ed esplicate varie attività; quindi si
configura come luogo di attrazione, di incontro, di vita di relazione, di
possibile aggiornamento, nonché di erogazione di eventuali
prestazioni che rispondano a specifici bisogni dell’utente.
Il centro diurno tende cioè a offrire attrezzature adatte a
sopperire alle varie carenze (materiali e spirituali) che spesso
l’anziano si trova a subire nell’ambito della propria vita
domestica; quindi esplica una precisa funzione integrativa e di sostegno,
che tende a favorire la permanenza degli anziani nelle loro abitazioni.
In questa prospettiva diviene il naturale e opportuno punto di appoggio
del servizio di assistenza domiciliare, la quale può assumere
maggiore consistenza ed efficacia (soprattutto sotto il profilo
psicologico) solo se può fare riferimento a strutture che possano
agevolmente fornire servizi materiali (pasti caldi e servizio lavanderia)
o servizi che non sempre è necessario siano erogati a domicilio
(pulizia e cura personale, servizio ristorante, servizio lavanderia,
servizi particolari di sostegno).
Utenti
Gli utenti del centro diurno sono prevalentemente le persone anziane, le
quali possono trovare in esso il punto di riferimento per trascorrere il
proprio tempo libero e risolvere normali problemi della vita quotidiana.
Il centro diurno deve essere aperto alla comunità, con particolare
riferimento alle persone sole.
Il centro diurno, in quanto servizio di assistenza a carattere
integrativo e di sostegno alla vita domestica, deve essere pensato come
un centro sociale di tipo aperto, che non richiede in quanto tale un
elevato grado di specializzazione, ma che fornisce tutta una serie di
servizi diversi tra loro e che si integrano a vicenda.
Le attività di un centro diurno generalmente consistono in:
attività direttive - che comportano:
- servizio di segreteria;
- servizio organizzativo per il coordinamento delle varie iniziative;
attività assistenziali - che comportano:
- servizio sociale;
- servizio ambulatoriale da realizzare specialmente in situazioni di
particolare carenza di adeguate strutture sanitarie esterne;
attività integrative - che comportano:
- servizio di ristoro;
- servizio parrucchiere, barbiere, pedicure;
- servizio bagno;
attività ricreative - che comportano almeno:
- servizio bar;
- servizi per lo svago e il tempo libero.
Detti servizi, peraltro non tutti necessariamente continuativi, verranno
svolti in adeguata struttura, dotata dei locali all’uopo necessari
aventi caratteristiche di flessibilità e di pluriuso.
La presenza delle varie attività possibili di un centro diurno
è strettamente legata alle necessità specifiche della
popolazione cui sono destinate, al tipo di gestione e al personale
previsto, e alla presenza o meno nella zona servita di strutture analoghe
o complementari, che in parte assolvono o possono assolvere ad alcune
funzioni proprie del centro diurno.
Tipi di intervento
Il centro diurno è una struttura flessibile nei suoi contenuti in
sede di realizzazione pratica, in quanto funzionale alle diverse
realtà territoriali e urbane.
Un centro diurno può nascere:
1) quale struttura autonoma, a completamento o meno di servizi esistenti
nella zona;
2) quale emanazione di servizi di tipo residenziale già esistenti o
con nascita contemporanea, che in questo modo tendono a integrare le loro
prestazioni e ad aprirsi alla comunità;
3) quale integrazione di altre strutture a carattere sociale, che pur
fornendo prestazioni diverse possono divenire il punto di riferimento per
l’assistenza agli anziani.
Nel primo caso, trattandosi di una struttura autonoma, per la
validità e l’economia del servizio è indispensabile fare
riferimento a una popolazione almeno di 15.000-20.000 abitanti.
Nel caso dei centri urbani di dimensioni maggiori potranno essere
previsti più centri diurni opportunamente dislocati.
Nel secondo caso, realizzando il centro diurno nello ambito di strutture
residenziali tipo case per anziani autosufficienti, case per anziani non
autosufficienti o case albergo, si dovranno potenziare adeguatamente gli
spazi per i servizi collettivi, pur differenziandone chiaramente le
funzioni, in modo da garantire un servizio valido sia nei confronti degli
ospiti fissi che degli utenti esterni.
Organizzazioni miste di questo tipo, oltre a garantire efficienza ed
economia di gestione, consentono di ampliare le occasioni di vita di
relazione, di attivizzare il gruppo anziano, e favoriscono maggiormente
l’integrazione sociale.
Si tratta di una ipotesi di intervento generale conveniente, che appare
opportuna soprattutto nel caso dei centri minori, sedi di strutture per
anziani.
Nel terzo caso si tratta di organizzare alcune delle attività del
centro diurno presso altre strutture a carattere sociale, che dovranno
essere adeguatamente attrezzate e che potranno essere opportunamente
ampliate. Può essere il caso di centri minori non dotati di
strutture per anziani, che altrimenti non potrebbero organizzare una
assistenza efficace.
Localizzazione
Il centro diurno deve essere localizzato nell’ambito di zone a
prevalente destinazione residenziale, a livello di nucleo urbano o di
quartiere, possibilmente in aree riservate dagli strumenti urbanistici a
servizi, purché tali aree siano in posizione centrale rispetto alla
zona servita e comunque facilmente accessibili soprattutto in
considerazione di eventuali trasporti pubblici; allo stesso tempo deve
essere inserito in zone dotate di attrezzature che permettono
all’anziano che si sposta di assolvere contemporaneamente a varie
esigenze di ordine materiale e spirituale (punti di vendita e servizi
vari, eventuali servizi sanitari, luoghi di culto, verde attrezzato).
Un centro diurno può sorgere nell’ambito di un centro storico,
in zone di completamento, in zone di espansione.
Può essere già opportunamente previsto in sede di piani
particolareggiati e di piani di edilizia economica popolare.
Qualora esistano strutture residenziali per anziani, che per la loro
stessa consistenza non possono essere in alcun modo convenientemente
utilizzate come case albergo o case per anziani (con particolare
riferimento a situazioni in centri storici) queste potranno essere
utilmente riattate e sistemate a centro diurno purché ne presentino
le adeguate caratteristiche funzionali e di localizzazione.
Area di pertinenza
Un centro diurno dovrà insistere su un' area facilmente
raggiungibile; l’edificio non deve avere accessi diretti da strade
statali, provinciali o da arterie di grande traffico.
Esso sarà preferibilmente dotato di area a verde attrezzato,
sufficiente per consentire la realizzazione di attività
all’aperto.
Tale area dovrà quando meno garantire la possibilità di
parcheggio temporaneo.
Sintesi delle caratteristiche generali
Il Centro Diurno, inteso come struttura autonoma e comprendente tutte le
funzioni a esso attribuite, è costituito da:
a) Uffici;
b) Ambienti a uso collettivo;
c) Servizi generali.
Quando il Centro Diurno sorge come struttura edilizia autonoma di nuova
costruzione e assolve a tutte le funzioni a esso attribuite, dovrà
essere organizzato su una superficie utile complessiva minima di 300 mq.
Uffici
Gli uffici devono consistere almeno in due locali da adibire
rispettivamente a:
1) Segreteria e organizzazione;
2) Servizio Sociale e attività per il tempo libero.
Tali Uffici devono essere a diretto contatto con l’ingresso e con
una saletta di attesa.
Ambienti a uso collettivo
Gli ambienti a uso collettivo devono essere costituiti da almeno quattro
spazi autonomi così suddivisi:
1) bar ristoro con annesso servizio di cottura, deposito e dispensa;
2) due salette per il gioco e lo svago;
3) una sala pluriuso per riunioni, conferenze e televisione.
Servizi generali
I Servizi Generali devono comprendere almeno:
1) un locale pluriuso per parrucchiere - barbiere - pedicure;
2) un locale per il bagno, completo di servizi igienico-sanitari e zona
spogliatoio; questo locale dovrà contenere una vasca da bagno,
accessibile su almeno tre lati, un lavabo, un bidet, un WC, una doccia a
pavimento;
3) un locale adibito ad ambulatorio con annesso servizio igienico;
4) due locali per servizi igienici, distinti per sesso, dotati di un WC e
lavabo; il locale di servizio per gli uomini dovrà essere dotato di
orinatorio a colonna;
5) un locale di deposito.
5.e Disposizioni tecniche particolari per i servizi residenziali per
anziani e per il centro diurno
Pavimenti
I pavimenti devono essere antisdrucciolevoli.
Illuminazione
Tutti gli apparecchi elettrici di comando: interruttori, campanelli di
allarme, ecc., manovrabili da ospiti, devono essere posti a un' altezza
di 90-100 cm. dal pavimento.
Devono essere facilmente individuati e visibili anche al buio (piastre e
pulsanti fluorescenti o con spia luminosa).
La distribuzione degli interruttori deve essere curata in modo da evitare
i percorsi nell’oscurità.
Gli interruttori dei servizi igienici e dei bagni devono essere collocati
all’esterno dei locali stessi. Gli interruttori e, in genere, tutti
gli apparecchi elettrici di comando devono essere azionati mediante
leggera pressione (interruttori a pulsante).
La distribuzione dei punti luce e delle sorgenti luminose deve essere
curata in modo da:
- evitare zone d' ombra nei corridoi, negli ambienti di passaggio e in
tutti i punti in cui si presentino difficoltà e pericoli;
- illuminare in modo efficace gli accessi esterni e le scale;
- evitare passaggi troppo improvvisi tra zone intensamente illuminate e
zone poco illuminate.
Per casi di emergenza devono essere previste, nei locali di uso comune,
corridoi, scale, ascensori, alcune lampade ad alimentazione autonoma a
mezzo batteria.
Finestre e porte
Le finestre degli alloggi e dei soggiorni devono permettere una comoda
visione dell’esterno anche alle persone sedute o costrette in
carrozzella, a tale scopo devono avere il parapetto ad altezza idonea a
garantire nello stesso tempo le normali misure di sicurezza.
Dette finestre devono essere ad ante ad apertura verticale con i
meccanismi di apertura e di chiusura semplici e facilmente manovrabili;
devono assicurare un alto livello di illuminazione e nello stesso tempo
essere dotate di un efficace sistema di oscuramento e di protezione dal
sole.
Le porte devono avere le dimensioni specificate nei paragrafi precedenti
in funzione dei locali in cui immettono; in ogni caso devono sempre
permettere un comodo passaggio anche agli ospiti costretti in
carrozzella; devono essere sempre facilmente individuabili e disposte in
modo da evitare interferenze.
Logge e balconi
Le logge e i balconi devono essere realizzati in modo da assicurare le
necessarie protezioni e garantire la sicurezza delle persone anziane.
I parapetti dovranno avere un' altezza non inferiore a mt. 1,00.
Isolamento acustico
Devono essere assicurate, in tutti i locali di abitazione e di soggiorno,
negli spazi individuali e in quelli collettivi, condizioni tali da
garantire le migliori condizioni di abitabilità in relazione a:
- potere feno-isolante di strutture verticali, orizzontali, divisorie
interne ed esterne e di infissi verso l’esterno;
- isolamento acustico contro i rumori per via aerea tra spazi adiacenti e
sovrapposti;
- livello di rumore di calpestio tra spazi sovrapposti;
- la rumorosità dei servizi e degli impianti fissi.
Impianti di riscaldamento e ventilazione
Il tipo di installazione prescelta deve assicurare un costante “
benessere termico ”. La temperatura di tutti i locali, salvo non
sia diversamente prescritto per quelli a uso speciale, dovrà essere
controllata in modo da assicurare, nel periodo invernale, un minimo di 20
gradi C.
I locali adibiti a servizi igienici non direttamente aerati debbono
essere sempre collegati con un sistema di ventilazione forzata, in modo
da assicurare a ogni ambiente un fattore costante di ricambio di 2,5.
In tutti gli alloggi e in tutti i servizi deve essere assicurata la
distribuzione dell’acqua calda. La temperatura massima di
erogazione dell’acqua calda deve essere di 40 gradi C; in tutti gli
apparecchi deve essere assicurato un adeguato sistema di miscelazione.
Condizione di sicurezza
Ogni edificio deve garantire le seguenti condizioni di sicurezza:
a) condizioni di stabilità in situazioni normali o eccezionali
(terremoti, alluvioni, ecc.), in conformità a quanto previsto dalle
norme vigenti;
b) condizioni di sicurezza degli impianti;
c) difesa dagli incendi, secondo le disposizioni generali e locali
vigenti.
Tutti gli edifici dovranno essere dotati di impianti per la protezione da
fulmini.
Le condizioni igieniche di abitabilità e di uso raggiunte nella
realizzazione di ogni edificio devono essere mantenute nel tempo.
6. Standard organizzativi dei servizi residenziali per anziani e del
centro diurno
6.a Standards organizzativi della casa per anziani
I servizi prestati nella casa per anziani devono prevedere i seguenti
standards minimi:
1) Amministrazione
Posti letto
|
Segret. o Direttore Amministrativo
|
Rag.
|
Econ.
|
Geom.
|
Assist. Coord.
|
Applicato
|
Assist. sociale
|
60/120
|
1 con funzioni di Rag. (anche a tempo parziale) sempre che sia
garantita specifica professionalità
|
|
1
|
|
1
|
1
|
1 Tempo parziale o su convenzione
|
120/240
|
1
|
1
|
1
|
|
2
|
2
|
|
2) Personale*
Rapporto operatori di assistenza/ospiti autosufficienti: 1/12,5
3) Servizio sanitario Il servizio sanitario nella casa per anziani dev'
essere garantito dal Personale medico messo a disposizione
dall’U.L.S.S.
4) Servizio infermieristico*
Il servizio infermieristico nella casa per anziani autosufficienti deve
essere garantito da un infermiere convenzionato o a giornata.
5) Servizi generali
a) Cucina
Posti letto
|
|
a u s i l i a r i
|
|
|
cuoco
|
aiuto cuoco
|
ausiliari
|
60/120
|
1
|
1
|
2
|
120/240
|
1
|
1
|
4
|
b) Lavanderia e guardaroba
biancheria da trattare al giorno:
- fino a 4 q.li, un inserviente ogni quintale;
- oltre a 4 q.li, un inserviente ogni 2 quintali ulteriori.
Dette indicazioni valgono, qualora il servizio non venga assicurato
ricorrendo a ditte private.
Il servizio di stireria va organizzato secondo le effettive esigenze e
situazioni.
c) Manutenzioni
Posti letto
|
manutentori qualificati
|
60/120
|
1
|
120/240
|
2
|
Il servizio di telefonista, portiere e custode va strutturato a seconda
delle esigenze della casa per anziani.
6.b Standards organizzativi della casa per anziani non autosufficienti
Premessa
Nel determinare gli standards organizzativi di una “ casa per
anziani non autosufficienti ” è necessario tener presente che,
per maggiori garanzie di professionalità, nel servizio sanitario
nazionale si stanno progressivamente sostituendo gli infermieri generici
con gli infermieri professionali.
Considerando che le condizioni di salute delle persone non
autosufficienti ospiti delle “ case per anziani ” sono di
norma stabilizzate e richiedono semplici terapie di mantenimento,
certamente un infermiere professionale è in grado di svolgere le
mansioni sanitarie di più infermieri generici.
Tuttavia, l’affidare le mansioni sanitarie solo
all’infermiere professionale non significa recuperare totalmente la
produzione del servizio che è di competenza dell’infermiere
generico, il quale ha anche mansioni proprie del personale di livello
inferiore (pulizie e riassetto del letto, dell’alloggio, pulizie
sulla persona dell'ospita ecc. - Cfr. art. 6 del D.P.R. 14 marzo 1974, n.
225).
Pertanto la sostituzione degli infermieri generici con infermieri
professionali deve attuarsi in due direzioni:
- per le mansioni sanitarie con l’infermiere professionale
- per le mansioni di assistenza generica e di pulizia con
l’operatore di assistenza.
Standards organizzativi minimi:
Infermieri professionali: 1 ogni 30 ospiti.
Addetti all’assistenza: 1 ogni,5 ospiti.
Fase transitoria:
Date le presenti difficoltà di reclutamento degli infermieri
professionali e data la necessità di rispettare i diritti acquisiti
dagli infermieri generici in servizio, gli enti gestori del servizio di
assistenza residenziale agli anziani non autosufficienti possono
procedere alla trasformazione dei posti di infermiere generico solo
quando si realizzi la vacanza di uno o più di tali posti.
6.c Standards organizzativi del centro diurno
Nell’ipotesi di un centro diurno funzionalmente autonomo, aperto
tutto l’anno con orario giornaliero minimo di n. 9 ore, la
struttura organizzativa deve essere articolata nel modo seguente:
1) n. 1 Responsabile
2) n. 1 Operatore sociale
3) n. 1 Animatore del tempo libero.
L’animatore del tempo libero deve coprire l’arco di tempo
più ampio
possibile nell’ambito dell’orario giornaliero.
4) n. 2 Ausiliari generici.
Alcuni servizi, quale il servizio bar, possono essere esercitati in
gestione diretta o appaltati.
N.B. Gli standards dei servizi dovranno essere determinati caso per caso,
in relazione all’ampiezza, alla qualità dei servizi stessi e
ai criteri gestionali.
C) SERVIZI E INTERVENTI TERRITORIALI
RIVOLTI ALLA FAMIGLIA O AL SINGOLO
I servizi e gli interventi sono rivolti alle famiglie o alle persone sole
che presentano particolari problemi che, se irrisolti, renderebbero
difficile o altamente esposta a rischio la permanenza dei soggetti nella
propria abitazione.
Allo scopo di risolvere tali problemi, il servizio attua prestazioni di:
- assistenza sociale e segretariato, finalizzati ad assicurare il
mantenimento dei rapporti sociali e familiari, a promuovere
l’assistenza da parte dei vicini e al disbrigo di pratiche varie;
- aiuti domestici e di cura delle persone;
- assistenza medica e infermieristica;
- consulenze mediche specialistiche;
- manutenzione dell’alloggio;
- trasporti;
- servizi per l’alimentazione;
- collegamento e comunicazione con i centri operativi dei servizi
sociali.
Dette prestazioni vengono tra loro coordinate e sono erogate sul
territorio da organismi pubblici e privati, questi ultimi senza scopo di
lucro, idonei specificatamente a questi servizi.
Nel determinare gli standards organizzativi dei servizi rivolti alla
famiglia o al singolo, occorre tenere conto delle loro caratteristiche e
delle necessarie correlazioni con altri servizi, di seguito enunciate:
C/1 Integrazione con il sanitario
Particolare attenzione dev' essere rivolta alla definizione dei rapporti
collaborativi coll’U.L.S.S. per quanto attiene alle prestazioni
medico-specialistiche, infermieristiche e riabilitative, di cui
abbisognano gli utenti. Poiché dette prestazioni afferiscono alla
sfera di competenza dell’U.L.S.S., questa deve garantire,
attraverso i presidi sanitari e l’organizzazione distrettuale dei
servizi, i necessari interventi (ovviamente coordinati, anche sotto il
profilo organizzativo, con le altre prestazioni socio-assistenziali del
servizio domiciliare).
C/2 Organizzazione
Nell’organizzazione del servizio e in particolare nella
individuazione degli operatori occorre tenere presente che:
- le finalità del servizio si differenziano (pur integrandosi) da
quelle dei servizi socio-culturali; infatti la presenza breve, saltuaria
e temporanea di operatori di assistenza nel domicilio dell’utente
è indubbiamente utile anche per rompere la solitudine e
l’emarginazione, ma tale presenza non costituisce lo strumento
fondamentale e unico per eliminarle (il problema della solitudine e
dell’inattività è finalità precipia dei servizi
socio-culturali che tendono a ricostruire se non a costruire nelle
persone il senso di protagonismo della propria esistenza, stimolando gli
interessi più vari);
- la possibilità che per la medesima si manifestino pluralità
di bisogni, può richiedere prestazioni diversificate (per contenuti
e tempi di erogazione) che rischiano di sovrapporsi se non vengono
coordinate e ricondotte a programmi organici, sulla base di oggettive
analisi dei bisogni del territorio e di aggiornamento dello stato dei
servizi assistenziali.
C/3 Flessibilità strutturale
In quanto “ funzione di stati di bisogno ” non
predeterminabili, i servizi domiciliari debbono realizzarsi con
équipes flessibili (nel tipo e nella composizione).
C/4 Temporaneità
Il servizio ha in generale carattere temporaneo, serve cioè a
rimuovere particolari difficoltà, superate le quali il servizio
cessa (con eccezione per i casi in cui destinatarie siano le persone
anziane e si presentino bisogni che richiedono interventi prolungati nel
tempo e quindi assumono carattere di stabilità).
In ogni caso, e quindi non solo per gli anziani, occorre attuare i
necessari accorgimenti affinché il servizio non venga a costituirsi
nei confronti dell’utente, o della famiglia, come innaturale
pretestuosa deresponsabilizzazione e come fonte di atteggiamenti passivi.
C/5 Complementarietà operativa
Il servizio va coordinato con gli altri servizi sociali e si avvale di
strutture socio-sanitarie di “ appoggio ”; privo di essi il
servizio non può dare apprezzabili risultati e richiede équipes
di intervento di così varia e numerosa composizione professionale da
vanificare il rapporto costo/benefici;
C/6 Dinamica del servizio
Elemento di fondamentale importanza è quello costituito dai
trasporti (aspetto dinamico del servizio domiciliare), in quanto mezzo
diretto a portare l’assistenza e anche a consentire la
mobilità dell’utente all’esterno della propria
abitazione, per raggiungere quanto meno le strutture di appoggio o le
altre strutture sociali complementari.
C/7 Volontariato e vicinato
Il coinvolgimento del volontariato e del vicinato costituisce un supporto
indispensabile alla completa realizzazione del servizio.
Compete alla Regione promuovere una politica di informazione e di
sensibilizzazione a livello regionale, compete ai soggetti attuatori
realizzare con ogni iniziativa il coinvolgimento delle associazioni del
volontariato e dei volontari e la solidarietà morale, sociale del
vicinato.
2. Standards organizzativi dei servizi e interventi
Per quanto riguarda la determinazione degli standards, soprattutto di
quelli relativi al personale a tempo pieno, è necessario tenere
presenti i compiti specifici dei servizi, che non sono quelli dei servizi
socio-culturali: la presenza saltuaria e breve di operatori di assistenza
nel domicilio dell’utente è indubbiamente utile anche per
rompere la solitudine e l’emarginazione, ma non l’unico
strumento per eliminarle. Questo compito appartiene ai servizi
socio-culturali, in quanto tendono a fare della persona anziana il
protagonista della propria esistenza, stimolandone gli interessi e
l’attività: senza questo coinvolgimento del soggetto il
problema della solitudine e della inattività non può essere
risolto mediante la sola presenza, saltuaria e breve, di un operatore nel
domicilio dell’utente.
Inoltre è necessario anche tenere presente che la pluralità dei
bisogni, che si manifestano nel territorio, richiede spesso per la stessa
persona molteplici prestazioni, che devono essere coordinate in
interventi unitari e organici.
Ne consegue che l’organico del personale del servizio richiede la
figura di un coordinatore, in grado di organizzare,coordinare e
promuovere la pluralità degli interventi, sulla base di oggettive
analisi dei bisogni e di aggiornamento della situazione assistenziale. Il
coordinatore deve disporre di ampi spazi di autonomia decisionale e
operativa e di sufficiente autorevolezza nel richiedere e nel coordinare
gli interventi dei vari settori dei servizi sociali e sanitari, anche se
non direttamente dipendenti dal servizio.
In base alle precedenti considerazioni, appare razionale che il servizio
possa disporre:
1) di strumenti di indagine, di
coordinamento e di decisione;
2) di un valido sistema di trasporti, sia per gli utenti che per il
personale del servizio;
3) di personale non solo dipendente, ma anche convenzionato, per far
fronte tempestivamente a occasionali domande di servizi superiori al
normale;
4) di strutture di appoggio sul territorio, possibilmente pubbliche o
private senza scopo di lucro a finalità sociali (quali case per
anziani, asili, collegi, mense, centri sociali, day hospital, ospedale
ecc.), che possono fornire ai servizi domiciliari alcuni degli strumenti
di cui esso necessita (preparazione di pasti, lavanderia, personale di
assistenza ecc.) od offrano locali per la vita di relazione per alcune
ore del giorno o un servizio di ristorante.
Aiuti domestici e di cura della persona
Premesso che non è possibile predeterminare esattamente i bisogni
dell’area servita e che è anche necessario evitare un'
impropria offerta del servizio, che porti a un' espansione ingiustificata
della domanda, col rischio di favorire la deresponsabilizzazione e la
passività dello utente, il centro di coordinamento farà
ricorso, di preferenza, a personale convenzionato a tempo parziale,
rispettando, per quanto è possibile, il gradimento dello utente.
In ogni caso, le prestazioni da garantire sono quelle previste nel
mansionario dell’“ operatore di assistenza ”.
Trasporti
Il centro di coordinamento non solo deve poter utilizzare tutti i servizi
pubblici di trasporto operanti nel territorio, ma deve avere anche a
disposizione automezzi propri, in proporzione alla viabilità e alle
dimensioni dell’area servita.
Strutture di appoggio
Sono da considerarsi “ strutture di appoggio ” gli organismi
e le strutture dei servizi sociali e sanitari operanti nel territorio, in
grado di offrire varie prestazioni indispensabili sostegni e integrazioni
del servizio domiciliare.
Alcune prestazioni, come la lavanderia o la preparazione dei pasti da
portarsi al domicilio dell’utente, possono anche essere fornite da
ditte private, ma appare indubbiamente più opportuno, e forse anche
più economico, coinvolgere le strutture a finalità sociale.
Si tratta, in definitiva, di utilizzare tutte le possibilità che
offrono le strutture di tutti i servizi sociali e sanitari distribuite
nel territorio.
3. Interventi di integrazione economica
Il servizio di integrazione economica dei mezzi di sussistenza ha lo
scopo di assicurare alla persona anziana la possibilità di superare
particolari difficoltà che le impediscono una vita individuale e di
relazione indipendente e decorosa.
Nel definire le misure di intervento e i criteri di erogazione del
servizio devono essere salvaguardate la autonomia e la dignità
dell’utente.
Nell’erogazione del servizio di integrazione economica, particolare
attenzione deve essere rivolta alle famiglie che assistono anziani non
autosufficienti conviventi, previo costante accertamento che tale
assistenza garantisca tutte le cure necessarie al soggetto.
Il servizio di integrazione economica deve essere organizzato secondo
definiti parametri di intervento e con il coinvolgimento, se costituite,
delle rappresentanze degli utenti, che debbono essere presenti anche
nelle fasi di accertamento dei bisogni e di verifica degli interventi.
4. Interventi per l’abitabilità degli alloggi
Al fine di perseguire l’obiettivo del mantenimento della persona
anziana nella sua dimora abituale, i servizi per l’abitabilità
degli alloggi intervengono a rimuovere gli ostacoli materiali che possono
rendere particolarmente rischiosa la permanenza del soggetto in un
alloggio che è divenuto per lui inidoneo, a causa delle sue mutate
condizioni psico-fisiche.
D) BISOGNO SOCIALE E TERRITORIO
Uno dei punti qualificati della
legge regionale n. 55/1982 consiste nel
“ territorializzare ” il bisogno sociale, cioè nel
riferire il bisogno sociale a una data popolazione insediata in un
determinato ambito territoriale: distretto, U.L.S.S.
A livello locale la protezione della persona è affidata a un insieme
integrato di servizi.
Nella localizzazione delle strutture si terrà conto delle previsioni
dello strumento urbanistico vigente.
In ogni caso l’opera dovrà essere ubicata in prossimità
delle zone residenziali, in posizione facilmente accessibile, inserita in
un contesto urbano e sociale, e in prossimità di altri servizi
(centri sociali - centri diurni - scuole - servizi sanitari - servizi
ricreativi) sia per facilitare l’accesso ai vari servizi sia per
creare momenti di integrazione con la realtà territoriale e sociale.
L’area dovrà essere ubicata in località salubre e lontana
da qualsiasi fonte di inquinamento.
Si dovrà inoltre tener presente il fabbisogno locale, rapportato al
piano regionale dell’U.L.S.S., alle strutture e alla rilevazione
dei bisogni storicamente in atto della popolazione residente assumendo
come indici la natalità, la maternità, l’invecchiamento
della popolazione minorile residente, le dichiarazioni di stato di
adattabilità e il numero dei disabili.
D/1 Rapporto strutture (popolazione)
|
|
|
Abitanti serviti da una struttura
|
|
|
Minimo
|
Medio
|
Max
|
Bacino influenza
|
Centro o servizio pronta accoglienza
|
60.000
|
80.000
|
100.000
|
U.L.S.S. - Comune interzonale
|
Gruppo famiglia
|
10.000
|
15.000
|
20.000
|
Distretto
|
Comunità alloggio
|
25.000
|
30.000
|
35.000
|
Interdistrettuale
|
Centro educativo occupazionale diurno
|
10.000
|
15.000
|
20.000
|
Distrettuale o interdistrettuale
|
Istituto educativo assistenza
|
60.000
|
80.000
|
100.000
|
U.L.S.S.
|
Centri soggiorni di vacanza
|
25.000
|
30.000
|
35.000
|
Interdistrettuale
|
Centro sociale giovanile
|
10.000
|
15.000
|
20.000
|
Comunale sub comunale
|
Nell’analisi dei bisogni storicamente determinati si devono tener
presenti in particolar modo la disponibilità di servizi di nuovo
tipo e conseguente offerta di soluzioni alternative in risposta a una
stessa situazione di bisogno.
D/2 Rapporto strutture residenziali per anziani/popolazione
La capacità ricettiva ottimale di tutte le strutture residenziali
per gli anziani, riferita al territorio della U.L.S.S., è
determinata nel 5 per cento della popolazione anziani.
All’interno di detta percentuale la distinzione tra strutture per
autosufficienti e per non autosufficienti tiene conto delle situazioni
locali, nonché degli indici di mortalità e di invecchiamento
della popolazione.
D/3 Modalità di analisi
L’analisi dell'utenza richiede anzitutto il calcolo della
popolazione interessata al servizio;
l’utenza può coincidere con l’intera popolazione o con
parte di essa caratterizzata dall’appartenenza a una certa classe
di età, ovvero a particolari situazioni di vita;
determinato il numero di utenti potenziali, si deve stabilire la quota di
utenti che può essere servita da un singolo servizio e che
corrisponde all’indice di ricettività che esprime il rapporto
ottimale che deve intercorrere tra servizio e utenza;
calcolato l’utenza complessiva e dopo aver definito la
ricettività del singolo servizio, se ne deduce il numero dei servizi
necessari nella zona per soddisfare il bisogno.
Il rapporto servizio-popolazione esprime il grado di diffusione del
servizio, ma non può essere tradotto in rapporto senza tener conto
del tipo di distribuzione territoriale della popolazione.
La definizione di tali aree di intervento va fatto, avendo presenti le
conseguenze (in termini di volume di domanda) derivanti dalla totale o
parziale evoluzione del prezzo di cessione dei servizi.
La valutazione della compatibilità con le risorse disponibili, la
definizione delle scale di priorità aggiunte alla richiesta di
compartecipazione in termini economici rivolta agli utenti, devono essere
sempre tenute presenti.
Il rapporto tra l’individuazione della domanda e la valutazione
della qualità della risposta indicherà la tipologia dei
servizi.
E) CONDIZIONI DI DEROGA
Operano per gli standards strutturali e per le strutture esistenti.
Nei casi di intervento sustrutture esistenti, fermi restando i criteri
generali espressi, sono consentite parziali deroghe alle varie
prescrizioni, purché chiaramente motivate e giustificate da
particolari condizionamenti locali e ambientali.
Nei casi di riattamento e ristrutturazione può variare il numero dei
posti letto per nucleo e il numero complessivo dei posti letto; possono
essere parzialmente variati gli spazi e i contenuti dei servizi
collettivi e degli specifici presidi a carattere assistenziale,
purché sia garantita comunque una residenzialità qualificata e
una assistenza corrispondente alle prevalenti esigenze degli utenti.
Nei casi di completamento e ampliamento, le nuove opere devono rispettare
la presente normativa e devono essere realizzate nell’ambito di un
programma generale di riorganizzazione del complesso, che prevede anche
un appropriato recupero dell’esistente.
In entrambi i casi l’area di pertinenza, con particolare
riferimento a situazioni nei centri storici o nei centri urbani
consolidati, pur nell’ottica delle presenti disposizioni, può
avere caratteristiche adeguate alle diverse realtà, in
conformità delle sole normative locali.
Le richieste di autorizzazione alle deroghe, nei termini esposti al
presente paragrafo non vanno presentate quando le situazioni in atto
presentano scarto dallo standard non superiore al 20 per cento. In tal
caso gli Enti interessati dovranno dare formale comunicazione alla Giunta
regionale indicando analiticamente le situazioni che presentano scarto
nonché i tempi e le modalità entro cui si impegnano
all’adeguamento agli standards stessi.
Ove tale previsione di adeguamento non fosse possibile gli enti dovranno
indicare esplicitamente i vincoli e gli impedimenti che oggettivamente
non consentano il rispetto degli standards.
Per tutte le altre situazioni, che presentino difformità superiori
al 20 per cento, gli enti interessati, tramite il Comune o le
UU.LL.SS.SS. (art. 6,
legge regionale n. 55/1982 ) devono
avanzare formale motivata richiesta di autorizzazione alla Giunta
regionale prima o contestualmente agli adempimenti di cui agli articoli
20, 21, 24 della
legge regionale n. 55/1982 .
Tale richiesta va diretta al Presidente della Giunta regionale entro i
termini previsti dalla
legge regionale n. 55/1982 e cioè
entro il 13 marzo 1985.
Sulla richiesta la Giunta regionale, acquisito il parere del Comune o
della U.L.S.S. interessati, autorizzerà, sentita la competente
Commissione consiliare, la eventuale deroga e i limiti della stessa.
Note
(
2) Così corretto da errata
corrige in B.U.R. n. 60/1984.
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